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Lojudice: sul fine vita ideologia inaccettabile
Il cristiano non può arrendersi alle logiche di un'umanità patinata dove non esiste il dolore

Il cardinale Augusto Paolo Lojudice – arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, vescovo di Montepulciano – Chiusi – Pienza e presidente della Conferenza episcopale toscana – guarda con preoccupazione ai toni che ha preso il dibattito in Toscana sulla proposta di legge sul suicidio assistito, votata nell’aula del Consiglio regionale.
Il tema delle scelte di “fine vita” ci mette di fronte a grandi questioni come la decisione sulla propria vita in esperienze di sofferenza estrema. Come ci si deve avvicinare a questo territorio così complesso e al dibattito che lo riguarda?
Prima di tutto in un atteggiamento di grande rispetto e di profondo ascolto. Di fronte al tema della sofferenza, del dolore e della malattia invalidante non possiamo applicare slogan preconfezionati. Non è accettabile utilizzare l’ideologia come scusa per giustificare atteggiamenti a favore della “morte” e contro “la vita”. Non scherziamo. Questo è un metodo molto pericoloso che rischia di avallare scelte che, in prospettiva futura, potrebbero portare a decretare la fine di una vita a tavolino in base a codici di legge, cavilli legali, campagne social e stampa e via dicendo: e questo non posso condividerlo. La vita è sacra e inviolabile in ogni sua forma, dal suo concepimento alla morte naturale.
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