Vicini agli anziani

Assistere meglio i non autosufficienti a casa, dare sollievo alle loro famiglie, limitare la necessità dei ricoveri. Iniziare a farlo da subito, gradualmente certo, ma senza sprecare tempo. È questo l’obiettivo del ‘Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza’ che nasce dall’impegno condiviso di ben 43 associazioni del mondo sociale, sindacale e sanitario: dalla Caritas Italiana a Confcooperative; dalle Acli a chi assiste i malati di Alzheimer, Sclerosi multipla, Parkinson; dagli assistenti sociali ai geriatri. Una mobilitazione larga perché si avvii già dal prossimo gennaio il Piano Nazionale di Domiciliarità Integrata per gli anziani non autosufficienti.

L’obiettivo, infatti, è non sprecare la grande occasione della riforma dell’assistenza, già prevista nel Pnrr, ma che si realizzerà non prima del 2023-2024. «Cominciamo a muoverci oggi per indirizzare la riforma nella giusta direzione ed evitare errori di impostazione – spiega Cristiano Gori, docente di Politica sociale all’Università di Trento e coordinatore scientifico del Patto –. Partiamo dalla realtà, da quel che esiste, cercando di rafforzarlo, migliorarlo e integrarlo». Il Piano di Domiciliarità Integrata prevede così – oltre a una cabina di regia nazionale tra i ministeri del Welfare e della Salute e ad accordi a livello locale tra Asl e Comuni – di cambiare il modello d’intervento dell’Adi (l’Assistenza domiciliare integrata, a carico delle Asl), stanziare maggiori risorse per il Sad (l’attuale Servizio di assistenza domiciliare, operato dai Comuni) e soprattutto realizzare risposte che siano integrate, superando così l’attuale frammentazione e insufficienza degli interventi a favore di chi non è nelle condizioni di condurre una vita autonoma. Oggi, infatti, gli anziani non autosufficienti non ricevono un’adeguata assistenza sia in termini di intensità di interventi sia quanto a durata. L’obiettivo è invece quello di poter offrire ai non autosufficienti il giusto mix di prestazioni che la loro condizione richiede, in termini di servizi medico-infermieristici, sostegno nelle attività fondamentali della vita quotidiana, ma anche affiancamento e supporto a familiari e badanti per un tempo adeguato.

Per rendere concreto il Piano domiciliarità sarà necessario anche «trovare un nuovo equilibrio tra il ruolo dello Stato di garante dell’equità e la valorizzazione delle autonomie locali – sottolinea Cristiano Gori –. Queste ultime, che in definitiva sono le protagoniste degli interventi, vanno coinvolte in ogni passaggio. Lo Stato deve dare poche indicazioni chiare e affiancare le autonomie locali nella realizzazione, anche valorizzando le buone pratiche che già esistono a livello locale».

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