Diocesi
Vegliate, perché non sapete quando è il momento
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Prima Domenica di Avvento. Ci prepariamo a vivere il Santo Natale, non quello dei consumi che è già iniziato non appena sono finiti i consumi della festa anglosassone di halloween e ormai consumisticamente portata anche qui da noi. “lo dico a tutti: vegliate!” Parte alla grande Gesù, dobbiamo partire con questa consapevolezza noi. Natale fatto di regali, shopping, canzoncine dolci “a Natale puoi…”, cenoni e pranzi, abbracci, film a tema… No, No e NO! Riavvolgiamo questo nastro. Questa può essere la cattedratica festa di inverno, (forse) politicamente corretta, ma non il nostro Santo Natale. Per noi Cristiani l’Avvento è una porta, un muro che si sfonda e in un orizzonte che a dismisura si allarga facendoci provare respiri più ampi. C’è qualcuno che aspettiamo, un Signore che deve tornare e dopo una notte buia o proprio nel bel mezzo di essa, non sappiamo quando, nessuno lo sa, ma sappiamo che arriverà. Il vangelo ci presenta tutte le tappe, un calcolo degli antichi romani, di questa notte. In questa notte dove noi tutti, l’umanità intera sembra sempre voler tornare e dove però sperimenta solo paura, fame, odio, morte e solitudine. Desideriamo la luce, il nostro cuore è assetato di luce di quella luce che non sappiamo imitare o surrogare eppure puntualmente, in un batter di ciglia ci ritroviamo nella notte, nel buio, nella morte. In questa prima domenica di Avvento Gesù ci sprona a qualcosa di possibile, ad un traguardo raggiungibile, ad un antidoto al buio afferrabile. Due atteggiamenti che Gesù calorosamente ci invita ad avere: «Fate attenzione, vegliate». Far attenzione, avere attenzione, mostrare attenzione in qualche modo questa attenzione vuol dire amare, vuol dire pregare è una logica elementare che dice ho cura, mi curo. Vegliare è essere presenti, vigili, svegli e padroni della propria vita. Vegliare è sapere che siamo persone e non oggetti di scambio, merci da comprare o vendere. Ecco come è il nostro Natale da Cristiani ed ecco come ci prepariamo. Poi certo anche noi cantiamo romanticamente, anche noi ci scambiamo regali, anche noi… facciamo tutto, ma consapevoli che lo facciamo perché abbiamo atteso, abbiamo preparato un posto dentro noi a quel padrone, a quel signore che con tenerezza infinità ci ha strappato dal buio della solitudine e della morte eterna per portarci alla luce e donarci la via dell’Eternità. Un messaggio, questo, rivolto a noi e al mondo intero: “Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”.