Diocesi
Uno lo abbiamo perso
Continua con la passione di sempre il lavoro dei volontari del Movimento per la vita. Mentre i piccoli Taras e il neonato Ader-Roberto sostenuti dal Progetto Gemma stanno bene (il secondo è in Romania a casa della nonna, con la mamma e gli altri familiari), purtroppo non si è riusciti a salvare un piccolo nascituro. Questa la cronistoria raccontata da Daniela Bassi
-4 ottobre, ore 12,42 un whatsapp di Veronica del Centro aiuto alla Vita di Pisa mi segnala un caso urgente a Livorno “la nipote di una sua collega di lavoro domani andrà all’ospedale per abortire”. Ore 19,13 rintraccio la zia e riesco a parlarle, lei è contraria all’aborto tanto che mi chiede di aiutarla a dissuadere la nipote; avuto il numero telefonico chiamo la nipote, ascolto i bisogni e le propongo tutte le possibilità di aiuto che possiamo offrirle, come associazione per superare le difficoltà; purtroppo i tempi sono molto stretti e come ultimo tentativo mi offro di accompagnarla in ospedale l’indomani mattina, sperando che, conoscendoci di persona, sia più credibile e concreta l’offerta di aiuto, uno strumento in più per aiutarla a recedere dalla drammatica decisione.
-5 ottobre, ore 6,30 prendo in macchina la giovane (24 anni) e, inaspettatamente, il compagno (35 anni) mi traccheggio nel breve tragitto che ci separa dall’appuntamento, parlo loro delle sicure possibilità di aiuto e rilevo un velato dispiacere soprattutto da parte di lui per quest’aborto. Davanti all’ingresso dell’ospedale arriva trafelata la zia (doveva essere già a lavorare) la rimprovera e la sprona, cerca in tutti i modi energicamente di farla ragionare e di accogliere il bambino!
-Ore 7,00 in sala accettazione del VI padiglione, sedute aspettiamo che venga il suo turno, un infermiera chiama il suo cognome e con la cartelle clinica ci porta al 1° piano, qui avviene un colloquio credo con un’addetta infermiera-caposala (?) alla quale chiarisco che sono volontaria di un’associazione riconosciuta (CESVOT) e che assicuro la copertura economica ed eventuali altri bisogni, ma non posso assistere all’ulteriore colloquio, essendoci già un accompagnatore (il padre del bambino). Non mi rassegno e cerco di stazionare nel corridoio per un estremo tentativo di dissuadere il compagno, ma sono sollecitata ad andare via da parte del personale del reparto: altrimenti, mi dice una addetta, “devo chiamare i carabinieri” …; so perfettamente che non si può stare, ma mi infastidiscono due infermiere appoggiate allo stipite della porta del corridoio come irritate per l’attesa della “vittima” di turno da accompagnare al macello; così dopo un po’ escono dalla stanza i due giovani e vengono avviati per il corridoio dal quale non torneranno più indietro. Non conoscendo la planimetria dell’ospedale, pensavo che dopo una visita medica tornassero indietro per lo stesso corridoio, perciò per non farmi cacciare “dai carabinieri” … entro ed esco dalla porta delle scale, aspetto, mi affaccio, passato un certo tempo esce dalla stanza dopo altri colloqui l’addetta, forse non si aspettava che fossi ancora lì, di fronte, faccia a faccia ci fissiamo negli occhi e a mezza voce sussurro “…dall’ospedale si deve uscire vivi…”.
Chiamo ripetutamente al cellulare la ragazza ma nessuno risponde.
-ore 13,20 finalmente il compagno risponde “… sono in camera e lei sta ancora dormendo!” Amen
(In allegato le raccolte per sostenere i bambini e le mamme)
A seguito della pubblicazione della relazione del Ministero della Salute sull’applicazione della legge 194/1978, il commento di Marina Casini Presidente del MPV e l’articolo di Francesco Ognibene su Avvenire, per una comune riflessione, offerta dai volontari del Movimento.
Legge 194: Casini (Mpv), “Relazione ministeriale deludente, 63.653 bambini abortiti nel 2021 ma mancano i dati sulla ‘preferenza per la nascita’”,
“Ancora una volta nessuna traccia di quella
In una nota appena diffusa, Casini osserva: “La chiave di lettura è sempre soltanto quella degli aborti effettuati e non dei bimbi nati. Eppure
FRANCESCO OGNIBENE
Sempre meno aborti, sempre più con la pillola abortiva. Questo dicono, in estrema sintesi, i dati diffusi dal Ministero della Salute nella Relazione annuale al Parlamento sull’attuazione della legge 194, depositata ieri. Il calo delle interruzioni di gravidanza prosegue ininterrottamente dal 2004, quando si contarono
Ma il dato forse più significativo della Relazione è l’impennata del ricorso all’aborto farmacologico, arrivato al picco del 45,3% del totale (contro il 50,7 degli aborti chirurgici).
Impressionante la progressione delle interruzioni di gravidanza con Ru486: erano il 3,3% nel 2010, sono salite al 24,9 nel 20219 e al 31,9 l’anno dopo. Ma il +13,4% del 2021 fa capire che l’aborto va privatizzandosi, con la donna lasciata sola con un’esperienza drammatica. E se la ripetizione degli aborti è in continuo calo (è al 24% dei casi), aumenta il numero di interventi precoci: il 61,7% entro le 8 settimane, il 21,7 a 9-10 settimane, il 9,9 a 11-12 e il 6,7 dopo la dodicesima settimana.
Importante il dato sui non obiettori, in crescita al 36,6% (erano il 35,4 un anno prima). Con gli aborti in calo, significa che «l’analisi dei carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore – annota il ministro – non sembra evidenziare particolari criticità nei servizi di Ivg». In altre parole: l’obiezione non è un problema.