Un’agenzia per la casa degli ultimi

La vita è cambiata per Paolo e la sua famiglia, moglie e figli in tenera età. Tra qualche settimana si trasferiranno in un appartamento del centro storico, a Gela, messo a disposizione da un privato che da anni lo aveva abbandonato, pagando solamente un affitto simbolico. Lasceranno così l’appartamento che “Open Housing”, il progetto di Fondazione per il Sud, aveva messo loro a disposizione temporaneamente dopo lo sfratto dovuto alla morosità dell’affitto a causa della perdita del lavoro, complice una malattia subdola e improvvisa. Una storia a lieto fine grazie all’intermediazione dell’Agenzia immobiliare sociale, nata in città allo scopo di far incontrare locatari e affittuari per costruire una rete solidale e di benefici. «Chi ha bisogno trova un tetto e chi affitta abbatte i costi del mancato utilizzo della casa», spiega in due parole la responsabile Luciana Carfì, «perché risparmia sui lavori di manutenzione ordinaria, assicurati dall’affittuario che usufruisce dell’appartamento concesso temporaneamente». Nella lista dell’agenzia sociale per la casa cisono appartamenti vacanti, in disuso, spesso ereditati e disabitati in una città che si svuota, soprattutto in centro storico, appartenuti ad anziani che muoiono o ad intere famiglie che si trasferiscono al nord. «Già una decina di famiglie ha confermato di volere aderire alla rete, quindi un altrettanto numero di appartamenti non sarà abbandonato e – aggiunge Carfì – ciò vuol dire che potremo avere una capienza di almeno 40 posti letto». Così le porte delle case chiuse tornano a spalancarsi e finiscono sul mercato a disposizione dei cittadini in difficoltà momentanea che li affittano a prezzi calmierati. A Gela i dati dell’emergenza abitativa sono allarmanti e il fenomeno coinvolge sempre più gli uomini separati o divorziati che a causa del peggioramento della loro condizione economica molte volte non sono in grado di trovare una sistemazione alternativa a quella della casa rimasta nella disponibilità del resto dei familiari. «Ora le istituzioni facciano la loro parte», si appella la Carfì che chiede all’amministrazione locale di «mettere nero su bianco garanzie ed assicurazioni su sgravi fiscali ed agevolazioni economiche per chi aderisce» e di dare a disposizione gli immobili di proprietà o gestiti dal Comune, ad esempio quelli confiscati alla mafia. Recentemente l’ex provincia di Caltanissetta ha concesso 400 mq permettendo la realizzazione di quattro appartamenti, più uno di comunità, «al momento tutti assegnati a famiglie in difficoltà economica e sociale». Da anni la costruzione di nuove case popolari è ferma e il fenomeno dell’occupazione di immobili già abitati non accenna a diminuire. Con l’Agenzia immobiliare sociale si vuole «costruire un modello di collaborazione tra chi ha e vuole dare e chi non ha e vuole ricevere, con l’impegno a restituire con il cuore e con le mani».