Una vittima al giorno

Muoiono per strada, sui marciapiedi o sotto i ponti, negli androni dei palazzi, negli edifici abbandonati, nei parchi urbani. Vengono uccisi dal gelo, dall’inedia e dagli stenti, da violenze o incidenti, ma anche dal dolore e dalla solitudine che si portano dentro. Finiscono i loro giorni in silenzio, i senza dimora, nell’indifferenza di tutti. Li ritrovano quasi sempre all’alba e per caso, stecchiti, dentro a un sacco a pelo o sotto un cumulo di cartoni. E muoiono non solo quando fa freddo, come è accaduto l’altra notte al 72enne Diallo Seydou, ex manager di origini senegalesi caduto in disgrazia, rinvenuto su una panchina davanti alla stazione di Genova Principe, o a Francesco Battaglia, 42 anni, piacentino, trovato morto ieri pomeriggio sotto i portici tra piazza Matteotti e piazza Verdi, a Chiavari, accanto ai suoi due cani che lo vegliavano. L’“emergenza”, infatti, dura tutto l’anno. Nel 2023, finora, si contano 362 morti tra le persone che non avevano un tetto sopra la testa: 86 hanno cessato di vivere durante l’inverno, 97 in primavera, 109 d’estate e 101 nel pur rigido autunno che sta per finire. Il 97% di loro era un uomo, per due terzi straniero, mentre l’età media dei “clochard” deceduti è di 47 anni. Nel 2022 le vittime erano state 399, un anno prima 250.

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