Diocesi
Una settimana insieme per discernere la chiamata di Dio
Meditazioni in alta quota e “di alta quota”. Sono quelle che il Vescovo ha ispirato ai giovani che lui stesso, assieme al Rettore del Seminario, don Simone Barbieri, dal 22 al 29 luglio, ha accompagnato sulle Dolomiti bellunesi affinché potessero riflettere sulla vocazione sacerdotale; se Dio li chiami al Sacerdozio Ministeriale oppure se la loro vocazione sia un’altra. Meditazioni “di alta quota”; tutte, sin dalla prima. Nella quale il Vescovo ha condotto i giovani in un viaggio all’interno del proprio cuore per trovare la risposta a questa domanda: “sono disposto ad accettare che la mia vita sia meno importante della mia missione?”. Sì: perché è solo questo “sì” del cuore e della mente la chiave che spalanca la porta del Sacerdozio. Come Maria disse quel beato “sì” che le ha sconvolto la vita, ma al contempo ha consentito il realizzarsi del disegno salvifico di Dio attuato con l’Incarnazione del Figlio, che ha redento l’umanità, sconfitto il Demonio e la morte e aperto a noi la resurrezione dalla morte, così anche il Sacerdote è chiamato a pronunciare quelle due lettere. Che da un lato sconvolgono anche a lui la vita, ma attraverso le quali la grazia del Signore Gesù può illuminare sino ai confini estremi della Terra. Un “sì” che non deve essere farisaico né aprire ad un ministero farisaico.
Il sacerdote, amato da Dio – ha spiegato mons. Simone Giusti – è chiamato a dire quel “sì”, consapevole di quell’amore, col cuore ricolmo di amore. Quell’amore di fronte al quale nessuna rinuncia pesa, nemmeno quelle (assai significative) del Sacerdozio. I giovani hanno meditato su tutto questo, al mattino e nel primo pomeriggio ognuno per conto proprio in un angolino di bosco in alta quota e, sul far della sera, tutti assieme, dopo la Messa, quando i loro occhi rimanevano fissi sull’Amore Eucaristico disceso sulla Terra. Fra simpatici siparietti con Suor Ciriaca e Suor Valentina (che con dedizione si sono messe all’opera per la buona riuscita di questo Ritiro) e divertenti battute, gli aspiranti seminaristi hanno fatto comunità nell’Amore di Cristo, imparando ad amarsi vicendevolmente e ad amare con fraterno amore. Quell’Amore che, solo, può dare un senso alla vita e che rappresenta il perno della vita sacerdotale.