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Una proposta discutibile
Genderfluid è bello? L’ha raccontato il festival di Sanremo, l’ha lasciato capire la vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein, rivelando qualche giorno fa di aver avuto relazioni con «molti uomini e con molte donne». Dalle passerelle della moda ce lo ripetono fino alla sfinimento centinaia di immagini che vorrebbero esaltare il diritto all’incertezza di genere. Stasera la Biblioteca interculturale cittadini del mondo di Roma propone ‘Fiabe e racconti’ di inclusione e amicizia, con il racconto di due ‘drag queen’. L’iniziativa è rivolta, per tre sere di seguito, alle classi dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado.
Proposta discutibile sotto vari profili. Per parlare di inclusione è davvero necessario puntare su un’idea di sessualità non solo fluida, ma anche parodistica e iperbolica come quella rappresentata dalle ‘drag queen’? Appare poi segnato da un pesante intento ideologico scrivere sul volantino che annuncia l’iniziativa le parole ‘bambin* e ragazz*’ con quegli asterischi di sospensione che lasciano intendere una vaghezza un po’ ridicola e un po’ arbitraria. Soltanto l’estremismo gender più irragionevole pensa davvero che sia possibile non parlare di maschile e femminile, ma autoassegnarsi il genere sessuale sulla base di una volontà fluttuante.
Davvero difficile, dal punto di vista educativo, escogitare qualcosa di peggiore per piccoli alle prese con la formazione dell’identità personale. La Biblioteca interculturale può naturalmente decidere le iniziative che ritiene più opportune. Mentre il Comune di Roma, che dà il patrocinio all’iniziativa, proprio perché istituzione pubblica, dovrebbe usare un po’ di cautela in più nell’affiancarsi a proposte il cui profilo educativo e scientifico sembra davvero zoppicante. Come se il superamento del binarismo sessuale sia sempre e comunque approdo di libertà per una piena realizzazione del sé. Ma è davvero cosi?
In questa, come tutte le questioni che toccano da vicino il vissuto delle persone, i loro sentimenti e la loro interiorità, è vietato generalizzare e banalizzare. Siamo di fronte a questioni delicatissime che meritano attenzione e rispetto. Ma lo stesso rispetto è dovuto a chi assiste o partecipa a queste iniziative, senza avere gli strumenti culturali per decrittare messaggi complessi, con il rischio concreto di finire, magari solo implicitamente, per accogliere sollecitazioni negative. Chiariamo meglio. Se al Festival di Sanremo, un cantante come Achille Lauro propone performance futuriste tra suggestioni gender fluid e propositi di rivisitazioni storiche, non è difficile incasellare la sua immagine nelle categorie dello spettacolo, con tutto quanto ne consegue. È una narrazione tra iperbole e travestimenti che ha come come unico obiettivo quello di stupire e catturare l’attenzione del pubblico. Epater le bourgeois, lo schema è sempre quello.
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