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Una nuova speranza contro il virus
È l’argomento principale degli ultimi mesi, tutti ne parlano perché tutti sono coinvolti: il coronavirus o covid 19 sta scrivendo la storia di ognuno di noi, la storia di un’umanità che si è vista stravolgere la propria vita e le proprie abitudini da un momento all’altro.Per uscire al più presto da questa emergenza ma soprattutto per riuscire a trovare una cura efficace contro questa malattia, moltissimi medici si sono messi a disposizione con le proprie conoscenze, la propria esperienza e il proprio sapere, tra questi il dottor Alessandro Mascitelli, chirurgo vascolare, responsabile del Centro Flebologico presso la Casa di Cura Villa Tirrena, che ha avuto un’intuizione che si è rivelata una boccata d’aria fresca, uno spiraglio di luce, ovvero utilizzare l’eparina per aiutare il paziente a sostenere la terapia farmacologica anticovid, senza dover ricorrere alla rianimazione.Ma cerchiamo di spiegare meglio.“Circa 35 giorni fa, ci racconta il dottore, mentre esaminavo le cartelle cliniche di alcuni pazienti positivi al Covid 19, guardano i risultati delle TAC, risonanze magnetiche, rx torace, e dei reperti di sangue raccolti, mi sono accorto che i valori del dimero d (che indicano la presenza di infiammazione) erano di alto livello: ciò significa che questa malattia presenta una componente trombotica”.Da qui l’idea di utilizzare l’eparina.“Il polmone, spiega Mascitelli, è l’organo che permette all’individuo di respirare grazie allo scambio gassoso tra alveolo e capillare che sono molto vicini tra loro; se i vasi sanguigni sono trombizzati, lo scambio di ossigeno non può avvenire e questo porta alla distruzione dell’alveolo e quindi alla deficienza respiratoria”.“Già i colleghi cinesi avevano avuto questo sospetto ma non riuscivano a spiegarsi il perché. Io mi sono rivolto al mio amico dott. Mario Petrini, primario di Ematologia dell’Università di Pisa per sottoporgli questa mia intuizione che ha sostenuto, sperimentandola per due giorni, la mia tesi e mi ha incoraggiato a proporla come terapia preventiva anche agli amici dottori dell’AFI impegnati nella ricerca contro il Coronavirus”.
Questa tesi è stata poi avvalorata anche dalle numerose autopsie fatte sui pazienti deceduti che presentavano tutte trombi in ogni parte del corpo: da qui la ragionevole sensazione che l’endotelio (il tessuto che riveste l’interno dei vasi sanguigni e linfatici e del cuore) fosse il bersaglio principale.Questa intuizione del dottor Mascitelli è stata discussa e confrontata con diversi colleghi della comunità scientifica, con diversi medici tra cui il prof. Spartaco Sani primario di Malattie Infettive dell’ospedale di Livorno e il prof. Francesco Forfori direttore dell’unità operativa di anestesia e rianimazione interdipartimentale di Pisa ed è stata poi supportata anche dai centri ospedalieri di Padova, Bergamo, Milano, Brescia grazie anche alle divulgazioni di del dott. Mario Forzanini e del fondatore AFI Alessandro Forllini.L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) a sua volta ha iniziato le ricerche sulla terapia eparinica anticovid.Oggi, dopo 35 giorni, l’eparina è considerata dall’OMS una terapia a tutti gli effetti che aiuta il paziente a respirare in autonomia, quindi a non peggiorare. Il virus uccide per problemi vascolari, per i pazienti allettati la terapia eparinica è fondamentale anche se bisogna monitorare molto bene il soggetto e scegliere le giuste dosi per non incorrere in eventuali emorragie.Un grande onore per la Regione Toscana che ancora una volta si dimostra all’avanguardia non tanto dal punto di vista “strutturale” quanto da quello delle “menti pensanti”.Un piccolo passo in avanti senza dubbio è stato fatto, molti altri ne stanno seguendo: la luce in fondo al tunnel è ancora lontana ma la speranza e le armi in più per combattere questa malattia sono fondamentali per uscirne e questa preziosa intuizione ne è la dimostrazione.