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Un passaggio tra luci e ombre
La cosa più normale al mondo è sempre stata questa: il passaggio da una generazione all’altra delle varie responsabilità che impegnano ogni donna e uomo man mano che crescono con gli anni: la cura di se stessi, della famiglia, della società e perché no? Anche del mondo.
Ma non può essere mai un automatismo. Chi precede deve in qualche modo preparare e educare coloro che dovranno prendere il suo posto. Bisogna che i nostri “eredi” conoscano e comprendano che la vita è fatica, è sofferenza, è rinuncia, è vittoria e sconfitta.Con una parola oggi purtroppo abusata e forse ormai consunta si direbbe: vanno educati al bene comune.
Anche il figlio del re, l’erede al trono, deve rigorosamente imparare a governare. Deve imparare a saper rischiare, a ragionare, a calcolare strategie per il bene del suo paese, della sua famiglia e di stesso.
Che succede oggi?
Da almeno cinquant’anni da quando è “proibito proibire” e da quando “il bimbo ha sempre ragione” uniti a un benessere spesso squilibrato abbiamo educato, come ebbi già occasione di scrivere, degli eterni adolescenti i quali raggiunta l’età “anagrafica” consentita e per norma costituzionale in regime democratico hanno diritto a prendere il potere, e lo hanno preso.
Troppo egoismo e troppa ambizione hanno invaso i componenti di questa nostra società, e anche nella Chiesa. Anche se può sembrare una frase trita e ritrita l’unica vera ambizione lecita è servire il proprio popolo, la propria gente. L’unico potere vero è quello anche e soprattutto morale.
Nel breviario che noi preti recitiamo ogni giorno quando ricordiamo qualche santo educatore c’è una bellissima lettura presa dalla lettera agli Ebrei: “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine varie e peregrine.”
Solo così una generazione trasmette all’altra il testimone.Quando una generazione cerca di cancellare il passato in forma iconoclastica qualcosa non ha funzionato. La “cancel culture” non è solo abbattere monumenti e bruciare libri, è anche quel mito del progresso che crede stupidamente che domani è per definizione meglio di oggi. E’ quel tipico atteggiamento adolescenziale, aggravato dal fatto che bene o male oggi siamo tutti “figli di papà (e di mammà) con cui ci illudiamo che arrivando noi finalmente ha inizio la VERA STORIA DELL’UMANITà.
Chi ha in mano il futuro crede perciò stesso di essere portatore di progresso. Da lì i tanti autodefinitisi progressisti. Ma la storia dimostra che non sempre è così. Anche il secolo dei lumi, il cosiddetto Illuminismo, era convinto che il futuro fosse solo luce, ma purtroppo i secoli successivi hanno dimostrato, l’ultimo secolo in particolare, che molta di quella luce non era frutto dell’invenzione dell’elettricità ma piuttosto di tanti fuochi accesi da bombe incendiarie cadute un po’ dappertutto.
Anche la rivoluzione francese volle realizzare in concreto la società dei lumi, ma il Terrore ne fu la conclusione tragica.
A quel tempo si pensò di tornare all’”ancien regime”. Non fu possibile e grazie a Dio indietro non si torna. Ma è proprio della prudenza umana e a suo modo anche della scienza il bisogno di fare “qualche passo indietro” per rendere il nostro stile di vita “sostenibile” come oggi si dice un po’ dappertutto.
Ma qualcuno è disposto a fare qualche passo indietro? IO NON CI CREDO, almeno non con le nostre proprie volontà e forze. Questo clima impazzito è diventato ormai “cultura di massa”. Ecco perché continuo a sostenere in tutti i miei articoli e in tutte le mie riflessioni e in modo quasi ossessivo che ci salverà solo UN GRANDE SPAVENTO.
In questi ultimi anni abbiamo assistito all’arrivo di un’orda di politicanti convinti che avrebbero finalmente rifatto l’Italia, l’Europa e il mondo. Trentenni, quarantenni e anche qualche cinquantenne rimasto patologicamente adolescente. E che dire del giovanilismo presente in tutte le generazioni che in tanti adulti e anziani cade nel ridicolo. Questo vale anche per la Chiesa! C’è sempre quell’eccesso di autoreferenzialità tipica del nostro secolo.Fin da giovane seminarista sono stato bombardato da chi ancora oggi cerca la nuova teologia, la nuova liturgia, la nuova evangelizzazione, ecc.Ci ho creduto e ci credo ancora purché si comprenda in che consiste la novità.
Grazie a Dio in ogni generazione che si succede sono sempre presenti anche persone di varia età seri, ben preparati e desiderosi di un vero autentico progresso. Mai fare di ogni erba un fascio. Sono d’accordo, ma comunque di erba un po’ secca con cui fare un fascio ce n’è abbastanza. Altro che pessimisti e ottimisti. Questa è una macroscopica dura realtà.
Intanto prendiamo atto che per quanto riguarda la vita politica alla fine abbiamo chiesto a “un vecchio” di 80 anni che per favore voglia continuare a fare il presidente della Repubblica; a un settantenne di fare il Capo del Governo e nelle nostre famiglie bene o male esistono e resistono i nonni, con tanti buoni e saggi consigli, e non solo con le pensioni!!.
Mentre lo scrivo confesso di essere anche un po’ orgoglioso: faccio parte dei vecchi, non della Terza Età. Mi hanno “gentilmente” pensionato e non posso certo lamentarmi della mia nuova vita. Sono decisamente vecchio ma guardandomi intorno mi faccio ancora tante risate!… qualche volta per non piangere!