Un grande spavento

Ormai da anni attraverso articoli e incontri vari il mio giudizio sulla società contemporanea, soprattutto quella occidentale,  non è all’insegna dell’ottimismo progressista: io non ho grandi speranze che almeno l’Europa un tempo cristiana possa ritrovare presto un suo equilibrio e men che mai con le sue sole forze

Da anni cerco di analizzare i comportamenti collettivi e individuali dell’uomo contemporaneo; ho osservato e osservo le varie mine vaganti a livello mondiale, europeo e nazionale, i vari movimenti sotterranei sparsi dappertutto a livello politico, sociale, culturale e … militare e pronti a esplodere come vulcani. Questo spiega  perché io pensi sempre a una grande tragedia che incombe. E non c’è santi: non riesco a togliermelo dalla testa. E a volte mi fa anche paura: non vorrei che diventasse un’idea fissa, un’ossessione che mi impedisse di vedere anche le tante cose buone sparse dappertutto e che in tanti provocano una volta ancora nella storia il grido anche recente “andrà tutto bene”. Io non ne sono molto convinto. Beati gli spensierati!

Sono solo  disposto a cambiare la parola “grande tragedia” con “grande spavento”, espressione di uno storico americano che in gran parte osserva e trae conclusioni molto simili alle mie.“ Come se ne viene fuori?” gli fu chiesto.  Rispose “con un grande spavento”.

Speravo che la pandemia del COVID, certamente da me non desiderata e invocata, potesse in qualche modo darci una mano nel riequilibrare le relazioni tra persone, tra popoli e nazioni.  E’ vero che ancora non è finita, e che comunque qualche scossone lo ha già provocato, ma sono rimasto deluso nel vedere che tutto sommato alla fine il sogno di tutti era ritornare al più presto alla vecchia esistenza, e non capire che era un’opportunità per cercare uno stile di vita nuovo, più umano e sostenibile.

Ebbene, amici. A distanza di qualche anno non ho cambiato opinione. Che sia il Covid nel suo lungo e interminabile strascico o che sia l’esplosione delle tante contraddizione a cui facevo riferimento sopra, anche se oggi persino noi preti  non vogliamo più usare l’espressione biblica dell’ “ira di Dio”, tuttavia io credo ancora che a Dio non rimanga altra possibilità di quella che spesso rimane a noi con i nostri figli e nipoti: rispettare la loro libertà e lasciare purtroppo che si autodistruggano. Poi si vedrà. Come noi restiamo comunque accanto ai nostri figli anche dopo alcuni disastri, anche Dio fa lo stesso.  Dopo penseremo a ricostruire. Allora forse riscopriremo che anche Dio ci può dare una mano!

Professo pubblicamente anche se indegnamente che Dio è il Signore della Storia, e come disse il vescovo Bossuet da me varie volte citato “ Dio scrive dritto in linee storte”. Egli è comunque e sempre all’opera! 

In questo mese di ottobre passato mi sono imbattuto in alcuni brani di Vangelo in cui il Signore mette in guardia da alcune tentazioni di sempre che forse oggi si sono aggravate perché hanno invaso e distrutto in gran parte  la semplicità del nostro popolo.  Oggi siamo tutti diventati “gran dottori” come dice il testo di un tango argentino che consiglio a tutti di ascoltare e meditare.  (*)

ECCOVI I BRANI CON UN BREVE COMMENTO.

Domenica 3 ottobre

“ In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma” 

Per la durezza del vostro cuore. Interessante. Sono passati millenni dal tempo di Mosè e di Gesù. Il cervello umano ha fatto opere strabilianti.  Ma probabilmente il nostro cuore si è indurito ancora di più, e come dice la Scrittura, solo con il cuore si riesce a capire i grandi misteri della vita. Il cervello è insaziabilmente avido di scoprire e di dominare. Solo il cuore sa amare e servire.

Domenica 10 ottobre

Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Non era rattristato perché aveva molti beni, ma perché gli impedivano di seguire Il Signore che avrebbe desiderato.  In fondo gli impedivano di essere libero, anche se l’uomo contemporaneo crede che si è liberi solo se soi possiedono molti benì.

A scanso di equivoci è bene chiarire sempre che il Vangelo non ci impedisce di cercare il benessere spirituale e materiale. Quasi quasi sembra che ce lo imponga obbligandoci a lottare per la giustizia a nostro favore e di tutti.  Ma quando le ricchezze ci impediscono di volare alto, o non lo capisci e allora ti accontenti di una vita intessuta di noia e di euforia, o lo capisci, come l’uomo del Vangelo e allora ti rattristi e una vita triste è quella di tante persone oggi. Non resta che aspettare il sabato sera per “sballare”.

Domenica 17 ottobre

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e disse loro:«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Ottenere Il potere, il primo posto, fare carriera. Sia a livello politico che sociale e spesso anche familiare. 

Anche qui bisogna fare chiarezza: in qualunque realtà sociale ci deve essere chi governa, chi esercita il “potere”.

La condanna del potere è nella sua forma di scalata, di ossessione, di illusione di valere e di contare. Il potere per noi e non per gli altri. Per il potere si ruba, si mente, si inganna, si distrugge, si opprime. Dappertutto, anche nella Chiesa, oggi, ieri e forse sempre.

Mi stupisce un po’ il linguaggio di Gesù “e i loro capi le opprimono”.  Si ha l’impressione che lo dia quasi per scontato, che reputi quasi meccanico che alla fine il potere opprime. E Lui del cuore umano se ne intende!.

Venerdi 22 ottobre

In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?

Questo brano di Vangelo che ho posto all’inizio di questo mio articolo e che ora ripropongo come conclusione in qualche modo illumina sempre la mia ricerca e le mie riflessioni su questo nostro tempo.

Che il Vangelo e Gesù si sbaglino ho difficoltà ad ammetterlo.  Che io mi sbagli nel valutare questo tempo, è possibile.  Non sono certo un progressista per la mia formazione e anche per l’età. Non sono un entusiasta di tutto ciò che è nuovo, anche perché da vecchio insegnante di storia so che “nihil novum sub sole”. So che ogni forma di cosiddetto progresso non garantisce necessariamente l’equilibrio del cuore e della mente, fin dai primi tempi dell’umanità. E meno che mai intendo atteggiarmi a profeta. Il profeta normalmente non  sa di esserlo e non lo vorrebbe fare. Per questo esistono i falsi profeti, e ce ne sono tanti in giro, soprattutto coloro che annunciano l’eterno sol dell’avvenire. Ma le parole di Gesù in questo brano del Vangelo in qualche modo mi confortano.  Forse più semplicemente appartengo al gruppo di quelli che riescono a valutare il proprio tempo, non come degli indovini, ma semplicemente facendo due conti come facevano i nostri vecchi: “ se tanto mi dà tanto, allora ..”.  Ma secondo Gesù sembrerebbe che valutare il proprio tempo dovrebbe essere abbastanza comune e normale per tutti, altrimenti non ci darebbe degli ipocriti. Se ciò non avviene forse dipende proprio dal cuore indurito, dall’ossessione di avere soldi e ricchezza e dalla voglia di avere la possibilità di “comandare” su qualcuno.

 Stando così le cose, vorrei fare anch’io la stessa domanda a tanti entusiasti, a quanti vedono il futuro sempre migliore del passato, a quanti consultano e ingoiano i vari “social” a scapito del loro cervello: “ COME MAI QUESTO TEMPO NON SAPETE VALUTARLO?”

(*) Cambalache – Autor Letra / Música: Enrique Santos Discepolo – Bing video