Un decalogo per il catechista

Il cammino di fede con gli adolescenti, ricordati, dovrà costantemente essere incentrato sui seguenti dieci cardini educativi:

1. Avere con i ragazzi un profondo, vero, rapporto di amicizia. Costruire negli anni una bella relazione educativa. Più essa sarà autentica, più sarà forte il vincolo che unirà l’animatore e i ragazzi. L’animatore sia il propedeuta alla direzione spirituale.

2. Si rispettino le aggregazioni degli adolescenti e non si abbia troppa fretta a fondere gruppi insieme oppure a dare vita a gruppi in maniera artificiale. Si abbia il coraggio di fare la scelta del piccolo gruppo e la volontà di dare continuità ai gruppi che già si sono formati durante gli anni del catechismo delle elementari o dei primi anni delle medie. 3. Il gruppo sia una fraternità. Lo stare insieme non è causato dal dovere studiare e giungere a sapere qualcosa, ma dal fatto che l’amore ci unisce e fa divenire sempre più amici, fratelli. Educare gli adolescenti al coraggio della correzione fraterna, alla revisione di vita comunitaria, alla limpidezza dei rapporti interpersonali. Educarli alla condivisione fraterna anche economica; educarli alla vita profonda attraverso esperienze personali e comunitarie di preghiera. Educarli alla bellezza della vita liturgica e sacramentale.

4. Il gruppo sia una fraternità in missione. È la missione che motiva la formazione. È bello stare qui, è bello stare insieme nel gruppo, ma il gruppo non può e non deve diventare un luogo chiuso, tutto e tutti morirebbero per asfissia. Il gruppo è chiamato ad essere una fraternità per vivere la missione che il buon Dio ha affidato a ciascun cristiano. Si eviti che il gruppo avendo principalmente una caratterizzazione amicale – culturale si concluda con il ripiegamento su sé stesso, bensì si apra alla carità e quindi al territorio, ai bisogni degli altri ragazzi, dei poveri, al mondo della scuola, alla realtà sociale e politica. L’impegno di giustizia sia caratterizzante la vita di un gruppo.

5. Il gruppo sappia farsi ascoltare e abbia la capacità di agire. Il gruppo abbia il ruolo di cassa di risonanza del pensiero dei ragazzi, li educhi a sapersi far ascoltare dal mondo degli adulti e li abiliti a imparare a dire cose significative. Il gruppo mostri quali capacità hanno i ragazzi di trasformazione della realtà presente attraverso una visibile e rilevante azione. Il gruppo abbia un ruolo ben preciso in parrocchia, non sia soltanto uno dei gruppi del catechismo ma gestisca iniziative specifiche, rilevanti e ben visibili, rivolte a tutta la parrocchia e a tutto il territorio, ad esempio: un’agenzia di informazione sulle povertà del territorio parrocchiale, un gemellaggio con un analogo gruppo di adolescenti d’Africa o d’Asia o dell’America Latina, un’adozione a distanza, un gruppo teatrale, un complesso musicale, etc. Le idee potranno essere tantissime, l’importante è che i ragazzi avvertano che la Chiesa li valorizza, crede e scommette su di loro, li rende protagonisti importanti della vita parrocchiale e del territorio dove abitano.

6. Il gruppo viva esperienze di comunità con gli altri gruppi della parrocchia sia ragazzi che adulti. Non s’isoli il gruppo in esperienze solo con coetanei, lo si apra alla vita della comunità parrocchiale, lo si educhi a saper collaborare con gli altri ed ad avere rapporti di reciproca stima con adulti.

7. Il gruppo sia educato alla dimensione della Chiesa Locale e Universale. Occorre educare gli adolescenti a conoscere altre esperienze, a mettersi in discussione, ad essere provocati da stili di vita diversi e radicali che contestano la massificazione borghese. A questo scopo molto utili sono i gemellaggi, l’esperienza di soggiorno in comunità viventi scelte radicali (mense dei poveri, Monasteri di Clausura, Nomadelfia, Loppiano, Gruppo Abele di Torino, Arsenale della Pace di Ernesto Oliviero, Comunità Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, Comunità di Capodarco, etc), la partecipazione agli incontri promossi dalla Diocesi o dalla Chiesa Universale.

8. L’animatore segua personalmente ciascun ragazzo e non termini la sua azione educativa quando il ragazzo ha smesso di venire al gruppo. Il gruppo è un luogo educativo ma non deve essere l’unico. L’animatore sappia valutare la strada quale luogo educativo, sappia intessere un rapporto personale che diverrà il principale luogo educativo, ancor più del gruppo.

9. L’animatore viva una spiritualità ove c’è posto per gli adolescenti affidatigli. Preghi per i ragazzi del gruppo e s’interroghi nella preghiera cosa il Signore desidera da Lui e dal suo servizio educativo. Sia consapevole che educa prima di tutto ciò che egli vive.

10. Nessuno è preparato ed ha doti sufficienti per fare il catechista. Il compito affidatogli è più grande di lui e nessuna persona ragionevole può accettarlo. Ma il cristiano è persona di fede e sa che a Dio niente è impossibile, sa pure che chi ha fede può smuovere anche le montagne e pertanto va dove lo Spirito lo conduce. Chi ama non incontra fiumi senza guado.