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Un corso per sacerdoti e operatori pastorali
Pornografia, non solo questione morale, ma anche dilagante problema sociale e pastorale, con implicazioni preoccupanti che si legano a numerosi aspetti della vita, dalla stabilità coniugale e alla formazione dei giovanissimi, e che può portare, nei casi estremi, anche a forme di dipendenza vera e propria, come l’alcool e la droga. Nel discorso ai partecipanti del convegno Child dignity in the digital world(6 novembre 2017), papa Francesco è stato chiarissimo: «La diffusione di immagini pornografiche sempre più estreme; il crescente fenomeno del sexting fra i giovani e le ragazze che usano i social media; il bullismo; la sextortion; l’adescamento dei minori a scopo sessuale tramite la rete è ormai un fatto di cui le cronache parlano continuamente». E ha sollecitato seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose ad impegnarsi affinché i giovani non diventino schiavi di dipendenze legate al disprezzo della dignità della persona. Una preoccupazione eccessiva? No purtroppo. Da qualche anno la dipendenza da pornografia è entrata anche nella valutazione dei processi di nullità matrimoniale, a conferma della vastità e della pervasività di un fenomeno che ha dimensioni planetarie e domina la rete. Con quali numeri? «Sempre superiori a quelli che riusciamo a calcolare », avvisano gli esperti, per spiegare una crescita esponenziale e difficilmente quantificabile. Gli ultimi dati disponibili – sempre in rapida ascesa – parlano di 4,2 milioni di siti pornografici nel mondo – cioè il 12% di tutto il web siti – per un totale di 420 milioni di pagine e un giro d’affari di 5 miliardi di dollari al mese. Di fronte a un nemico così potente, con mezzi e capacità di espansione straordinari, non bastano informazioni generiche e strategie improvvisate. Sul fatto che la pornografia sia realtà negativa e detestabile da tanti punti di vista, causa tra l’altro di gesti e mentalità che sono alla base della violenza di genere, tutti sono d’accordo. Ma come affrontarla? Occorre dotare educatori, parroci, operatori pastorali di una formazione sempre più documentata e sempre più approfondita.
Con questa finalità l’Associazione ‘Puri di cuore’ propone cinque incontri di formazione (30 novembre – 4 dicembre) riservati in modo specifico a sacerdoti, religiose e religiosi, dal titolo ‘Accompagnamento pastorale e libertà dalla pornografia’. «L’obiettivo – spiega Luca Marelli, presidente dell’associazione – è quello di fornire strumenti per familiarizzare con azioni e metodi disponibili grazie alle scienze psicologiche, ma sempre guardando al Vangelo». Perché, accanto agli aspetti comportamentali e all’allarme rappresentato dal rischio dipendenza, esistono questioni morali che non possono essere trascurate.
«Attenzione – fa notare padre Maurizio Faggioni, bioeticista e docente di teologia morale che sul tema ha scritto molto – la pornografia non è un problema morale perché mostra il sesso, ma per come e per qual motivo lo rappresenta. La pornografia mostra i corpi e le situazioni erotiche con l’unico scopo di provocare eccitazione sessuale. Chi produce pornografia vuole provocare eccitazione sessuale e chi usa pornografia cerca l’eccitazione sessuale al di fuori di un contesto di autentica relazione interpersonale. La pornografia quindi spersonalizza la sessualità e la fa oggetto di consumo».
Un pericolo, un errore, ma soprattutto un inganno quindi?
Certo, la pornografia mostra le realtà sessuali in una prospettiva riduttiva, unilaterale e, in ultima analisi, certamente ingannevole. La pornografia appiattisce la sessualità sulla genitalità e trasforma la relazione erotizzata fra persone nell’interazione di oggetti sessuali. Non esalta la sessualità umana, ma la svuota di senso perché la sessualità umana è tale in quanto e nella misura in cui rimanda, attraverso il linguaggio del corpo, a significati ulteriori di cui l’atto sessuale è portatore.
Crede che tra i sacerdoti ci sia la consapevolezza dei vari pericoli connessi all’uso della pornografia?
Purtroppo non sempre. Bisogna mantenere alta la vigilanza, soprattutto a tutela dei giovanissimi, di fronte a un fenomeno diventato di massa, sdoganato dalla moralità pubblica. Oggi è possibile dire di una ragazza che ‘è bella come una pornodiva’ senza suscitare indignazione. Siamo immersi a tutte le ore in un erotismo ostentato e pervasivo e ci siamo ormai assuefatti a tollerare immagini e spettacoli che qualche decennio fa ci avrebbero turbato o avremmo giudicati licenziosi.
Quindi non solo rischi morali, ma un pericolo reale di un mutamento profondo del modo di pensare e di agire?
Certo, la pornografia veicola una immagine di uomo e di donna che svilisce l’autentica virilità e femminilità, contribuisce a distorcere i desideri, le fantasie e i comportamenti delle persone. C’è quasi una corsa per inseguire i desideri degli utenti, sempre in cerca di situazioni che possano stupire e attirare l’interesse, rappresentando in modo esplicito e sempre più audace e veritiero situazioni sessuali non solo naturali, ma anche innaturali, con accoppiamenti etero e omosessuali, con sesso di coppia e di gruppo, sadomasochismo e altre perversioni o parafilie, incroci sessuali di ogni tipo, inclusi di tipo zoofilico.
Cosa si può fare per spiegare che la ‘normalizzazione’ della pornografia può diventare una mina esplosiva con effetti difficilmente calcolabili?
Come sacerdoti dobbiamo prendere coscienza che la pornografia non è più una questione che interessa una minoranza della popolazione, ma è diventata, soprattutto attraverso internet, un fenomeno di massa e questo richiede una attenzione particolare nella comunità cristiana. Ripeto, siamo di fronte ad una vera e propria emergenza etica e pastorale. Bisogna agire a diversi livelli, attraverso pressioni sulle autorità civili per mettere limiti agli aspetti più gravi del fenomeno e poi insistere sulla formazione degli operatori pastorali sui migliori strumenti pedagogici e pastorali utili per contrastare l’ondata della pornografia.
Quale ruolo per le famiglie?
Non vanno lasciate sole. Importante anche accompagnare i genitori con bambini perché siano attivamente presenti nella vita dei figli e diano loro un’educazione sessuale capace di creare precoci anticorpi contro visioni distorte della sessualità. Quindi grande attenzione per questo problema nella catechesi di giovani e adulti. Altrettanto decisiva la sensibilizzazione dei confessori su un disordine sempre più diffuso e spesso sottovalutato nelle sue conseguenze devastanti.