Diocesi
Tu sei sacerdote per sempre
La celebrazione del mercoledì santo, Messa del Crisma

«A noi, suoi Pastori il Signore non chiede giudizi sprezzanti su chi non crede, ma amore e lacrime per chi è lontano». Con queste parole il Vescovo si è rivolto ai Sacerdoti che gli stavano dinanzi, durante la solenne Messa Crismale, nella Cattedrale. La celebrazione ha preso avvio con un corteo processionale partito dalla Chiesa di Santa Giulia, aperto dai chierichetti della Parrocchia di Sant’Andrea e da quelli della Parrocchia di San Ranieri a Guasticce, con al seguito Presbiteri, Diaconi e lo stesso Vescovo. Come la processione ha fatto il proprio ingresso nella Cattedrale l’organista, il M° Paolo Sorrentino ha messo le proprie mani sulla tastiera dell’organo a canne ed il Coro diocesano, diretto da don Simone Barbieri, ha intonato il solenne canto “Popolo regale”, del sacerdote-compositore francese Lucien Deiss. Un canto dal ritornello lento, maestoso e marziale, che rende benissimo, nella dimensione musicale, la gioiosa esultanza del popolo regale del Signore Gesù Cristo che si dirige, con amore filiale, verso quel santo Altare sul quale avviene il miracolo eucaristico del Dio fatto uomo che si fa pane per noi. Le strofe, dal canto loro, esprimono invece, nella struggente linea melodica che li caratterizza, la mistica unione dell’anima del fedele a quella di Cristo. E, sì, il popolo regale di Dio, era lì riunito, attorno al proprio Vescovo, nella gioia dell’amore filiale e fraterno, per partecipare a questa santa liturgia nella quale il Vescovo consacra gli olii santi, che saranno usati, nelle varie parrocchie per celebrare quei Sacramenti attraverso i quali la Grazia Divina si riversa copiosa su di noi, sue dilette creature.
Il sacro Crisma, impiegato nel Battesimo, nella Cresima e nelle Ordinazioni Presbiterali e nelle Consacrazioni Episcopali; l’olio dei catecumeni, anch’esso impiegato nel Sacramento del Battesimo e l’olio degli infermi usato per l’Unzione degli infermi. Gli olii santi sono stati consacrati da mons. Giusti dopo la proclamazione del Vangelo, in forma cantata, da parte del diacono Luigi Diddi e l’omelia. Due momenti importantissimi, anche questi. La Parola del Signore, contenuta nell’Evangeliario, è stata innalzata dal diacono, che processionalmente si è diretto verso l’ambone, con ai propri lati le candele, a significare l’altissima dignità del Vangelo, Parola divina, che vivifica e salva; che, se interiorizzata, nel cuore dell’uomo, lo illumina di una luce abbagliante, lo ricolma di una gioia inesauribile e lo conduce al suo Salvatore. E, a seguire, appunto, l’Omelia del Vescovo, rivolta ai presbiteri. Vescovo e Sacerdoti, accanto, nella stessa Cattedrale, in una comunione d’amore col Padre e fra loro, per l’edificazione dei fedeli in Cristo, per far sì che quel popolo, attraverso i Sacramenti e l’insegnamento evangelico, come cantava l’inno, sia veramente degno di essere chiamato “popolo regale, assemblea santa”., anche in quelle – ha ricordato Mons. Giusti – «situazioni difficili che vediamo e viviamo», anche laddove ci sono «sofferenze che tocchiamo», con le quali dobbiamo essere «a contatto con un cuore compunto», non con «risolutezza nella polemica», bensì con la «perseveranza nella misericordia». Edificato dall’insegnamento apostolico del proprio Vescovo, il Clero diocesano, il suo “popolo regale, assemblea santa” entra così nel Triduo Pasquale, col cuore pieno di gioia, per quella viva fede nel Signore Gesù Cristo che, morendo, ha sconfitto la morte e ha aperto a noi la strada della risurrezione. Sì, davvero ricolmi di questa gioia, «cantiamo a te, Agnello della Pasqua eterna; noi ti lodiamo oh vittima immolata per i nostri peccati; cantiamo a te, tabernacolo della nuova alleanza; noi ti lodiamo o pietra angolare o roccia d’Israele».
Le foto della celebrazione scattate da Antonluca Moschetti












































































































































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