Torniamo all vero spirito europeo

In principio fu l’intuizione dei padri fondatori, una comunità unita attorno ai grandi valori e dunque capace di “garantire la pace, la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e la prosperità”. Poi, nata l’Unione Europea, esattamente vent’anni fa fu il momento di passare a un’altra grandezza con l’ingresso di altri 10 Paesi membri. Adesso, dopo “una certa stanchezza da allargamento’”, la guerra scoppiata a est del continente ha “dato un nuovo slancio per le future adesioni all’Unione, soprattutto per quanto riguarda i paesi dei Balcani e nell’Est dell’Europa”. E questo, “oltre ad essere una necessità geopolitica per la stabilità del nostro continente”, diventa “un forte messaggio di speranza”, una riposta ai cittadini dei paesi candidati “al loro desiderio di vivere in pace e giustizia”.

“Una pietra miliare”

I vescovi europei della Comece, riuniti a Łomża, in Polonia, per l’assemblea plenaria di primavera, il 19 aprile scorso hanno voluto stilare una dichiarazione per riaffermare il punto di vista positivo nei riguardi dell’allargamento dei confini comunitari, ricordando che “la Chiesa cattolica ha accompagnato da vicino il processo di integrazione europea fin dai suoi inizi”. A 20 anni dal primo “storico allargamento dell’UE”, scrivono, quel passo fu una “pietra miliare nel processo di europeizzazione” dell’Unione, un passo in avanti verso “ciò che è chiamata ad essere”, ovvero “una forte testimonianza per i nostri tempi di come la cooperazione fraterna, nella ricerca della pace e radicata in valori condivisi, possa prevalere su conflitti e divisioni”.

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