The brutalist

Il film di Brady Corbet

Stati Uniti 1947, l’architetto ebreo László Tóth, proveniente dall’Ungheria, prova a ricostruirsi una nuova vita con la speranza di portare lì anche la moglie e la nipote, rimaste in Europa. László sperimenta vari lavori, spesso i più umili, trovando alloggio in strutture caritative. Senza soldi né tetto, viene notato da un influente mecenate che gli affida dei progetti per la sua abitazione…

Valutazione Pastorale della Commissione CEI

A sei anni da “Vox Lux” (2018), il regista, sceneggiatore e attore statunitense Brady Corbet torna alla regia con un’opera “spiazzante” per estetica, traiettoria narrativa e durata (215’): “The Brutalist”, un copione scritto a quattro mani con Mona Fastvold. Protagonisti Adrien Brody, Felicity Jones, Guy Pearce, Joe Alwyn e Stacy Martin. Presentato in Concorso all’81a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2024), dove ha ottenuto il Leone d’argento Premio speciale per la regia, “The Brutalist” si è rivelato uno dei titoli forti della stagione dei premi hollywoodiani: vincitore di 3 Golden Globe (film drammatico, regia e attore protagonista Adrien Brody) ha incassato 10 candidature agli Oscar.
La storia. Stati Uniti 1947, l’architetto ebreo László Tóth, proveniente dall’Ungheria, prova a ricostruirsi una nuova vita con la speranza di portare lì anche la moglie e la nipote, rimaste in Europa. László sperimenta vari lavori, spesso i più umili, trovando alloggio in strutture caritative. Senza soldi né tetto, viene notato da un influente mecenate che gli affida dei progetti per la sua abitazione…
“The Brutalist” è un’opera stratificata, “audace”, girata in 70mm. Il film di finzione racconta la parabola di un migrante europeo che prova ad abitare il sogno americano, ad aggrapparsi all’idea che nella terra “a stelle e strisce” tutto sia possibile, realizzabile. E all’inizio sembra andare così, con l’ascensore sociale in movimento per chi è capace di mettersi in gioco con impegno e professionalità. Ben presto però emergono tutte le ombre di una società schiava del denaro e della corruzione morale. László Tóth, fuggito dalla prigionia dei lager europei, dalla follia antisemita nazifascista, sperimenta nuovi lager, ammantati da una veste alto-borghese.
“The Brutalist” è costruito con cura visiva e narrativa, tra ricercatezza formale, meticolosa scrittura del copione, attenta alla progressione della linea di racconto e all’evoluzione dei personaggi, con una messa in scena importante e una componente musicale raffinata (Daniel Blumberg). La riuscita dell’opera, però, sconta una lunghezza eccessiva, debordante, che ne ridimensiona pathos e incisività. Adrien Brody offre una performance da Oscar. Complesso, problematico, per dibattiti.