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Testimoni di fede: Lido Rossi
Lido Rossi è un nome che a Livorno è forse conosciuto ai più, ma di quelli ormai con i capelli bianchi. Si associa il suo nome all’Africa, alla missione, a una vocazione finita troppo presto.Ma quello che è ancora così attuale è la testimonianza di fede e amore che unisce Lido e la moglie Elena. Se papa Francesco insiste tanto sui valori trasmessi in famiglia, la loro storia ci ricorda che ognuno di noi è chiamato alla santità, a spendere la propria vita per qualcuno nel quotidiano.Così è stato per Elena e Lido.
Elena studiava lettere, mentre Lido seguiva il corso di medicina. Due strade che si incontrano alla FUCI, nella sezione di San Vincenzo, quella che si dedicava ai poveri.Lido nascondeva un segreto, ciò che lo aveva spinto a iscriversi a medicina. Aveva perso il babbo a 7 anni e il dolore era stato tale che già da bambino aveva deciso che avrebbe dedicato la vita a fare in modo che nessun bimbo rimanesse orfano.Il fidanzamento e l’inizio della condivisione di un sogno, o forse, sarebbe meglio dire, di una chiamata: fare il medico missionario in Africa. Lido aveva sempre saputo che si sarebbe sentito completo solo con una persona accanto e Elena, guidata dall’amore per lui e per gli altri, si affidò a Dio e acconsentì di farne parte, anche se all’inizio con tanta paura.Per lei, continua a raccontare Zita, aveva mantenuto quella purezza in cui tanto credeva, lei che era l’unica a leggere, come le avrebbe scritto in una lettera, “nel braille della sua malinconia”.
Partire non fu semplice per Elena: tutto il viaggio fino a Venezia lo passò piangendo. Lì ad aspettarli c’era la motonave Africa che dopo 18 giorni di navigazione li avrebbe portati in Swaziland.
Ad accoglierli i Servi di Maria che gli destinarono una casetta nella loro missione, di fianco all’ospedale. Era il dicembre del 1956.Il lavoro con gli ammalati portava il dottor Rossi nei villaggi lontani in mezzo al bosco lasciando Elena in compagnia solo di se stessa. A volte lo chiamavano a notte fonda. Lui si alzava e lo stesso faceva mia sorella che iniziava a recitare il rosario per accompagnarlo nel suo lavoro con la preghiera. “Lei è il mio vero primo amore”, scriverà ancora Lido, “a lei credo come al sorriso dei bimbi”.Quei bimbi che curava nelle condizioni più difficili perché il suo non era bisogno di avventura, diceva, ma il desiderio di far del bene in maniera difficile, un compito che non sarebbe riuscito a portare avanti senza Elena, “Ho bisogno di sentirti spalla a spalla”, le diceva.La loro vita da missionari e da sposi durò ben poco.Due giorni prima del loro secondo anniversario di nozze, lo stesso periodo che avevano passato in Swaziland, le condizioni di salute di Lido, colpito qualche tempo prima da una nefrite acuta maligna si aggravarono.Morì a soli 30 anni.
Al rientro in città la bara fu accolta in duomo da monsignor Pangrazio che volle celebrare il funerale. Fu un duro colpo per tutta la famiglia. Ma da lì la fiamma di Lido non si spense, ma ne accese altre.Elena, spinta anche dai consigli di monsignor Pangrazio tornò a insegnare.Nella scuola Elena portò quello che Lido le aveva trasmesso, ma non volle mai tornare in Africa perché, ripeteva, la sua vocazione era stata quella di essere moglie e per questo era andata ma la spinta missionaria era stata di suo marito». Dopo la sua morte Lido Rossi ha ricevuto diverse onorificenze, il Comune di Rosignano, dove era nato, ha intitolato una strada col suo nome. A Livorno il suo nome è legato alla scuola di Salviano delle Suore Pie Venerini.