Stati Uniti

Arrestati per aver pregato all’interno del Senato americano, riuniti per opporsi al trattamento inumano inflitto dall’Amministrazione Trump ai bambini immigrati al confine meridionale degli Stati Uniti. 

Suore – una di queste, Pat Murphy, che portava la foto di un bambino di 8 anni morto mentre si trovava in un centro di detenzione – frati, sacerdoti e alcuni laici, portati via dalla polizia del Campidoglio e rilasciati solo in serata, dopo essere stati schedati e rinviati all’autorità giudiziaria con l’accusa di intralcio di uno spazio pubblico, precisamente il pavimento dell’ingresso del Senato, dove si erano sdraiati, formando una croce, per recitare il Rosario. 

C’è anche una suora 90enne tra le circa 70 persone (molti, oltre ai laici, i sacerdoti e le religiose) arrestate giovedì a Washington nel corso di una protesta contro le politiche anti-immigrazione dell’Amministrazione Trump. Suor Pat Murphy, 90 anni, si era recata nella capitale federale proveniente da Chicago insieme alle sue consorelle, le Sorelle della Misericordia. 

Secondo la religiosa, la situazione nei centri di detenzione degli immigrati è “immorale”: “Queste persone sono fratelli e sorelle e sono parte della famiglia umana”, ha sottolineato, aggiungendo che ciò che sta accadendo al confine con il Messico è “una situazione abominevole”. Suor Pat Murphy, entrata a far parte delle Suore della Misericordia 71 anni fa, ha aggiunto che gli immigrati “vengono puniti perché il sistema dell’immigrazione non funziona, non esiste”. 

I dimostranti hanno recitato il rosario dopo essersi riuniti in un edificio del Senato Usa, il Russell Senate Office Building. Qui sono stati arrestati: secondo la polizia stavano manifestando in violazione della legge, avendo “bloccato un luogo pubblico”. Quella di giovedì era stata definita dai manifestanti “Giornata cattolica di azione per i bambini immigrati”, in opposizione alle politiche sull’immigrazione, che hanno portato alla detenzione di migliaia di migranti in strutture sovraffollate senza adeguata assistenza. 

Alcuni dei partecipanti alla dimostrazione avevano poster che mostravano bambini deceduti dal 2018 mentre si trovavano sotto custodia federale, altri si erano sdraiati sul pavimento formando con i loro corpi una croce. William Critchley-Menor, giovane studente gesuita di St. Louis, ha sottolineato: “Siamo qui perché il trattamento che i migranti stanno ricevendo è completamente incompatibile e contrario al messaggio di Gesù Cristo e della Chiesa cattolica”.

Perché la protesta?

A fare scattare la protesta, le martellanti notizie delle condizioni agghiaccianti subite da minori rinchiusi in celle di metallo alla frontiera fra Stati Uniti e Messico che sono emerse negli ultimi giorni. Un gruppo di avvocati è riuscito a dare voce ai rapporti inquietanti comparsi nelle ultime settimane sulla vita nei centri per immigrati irregolari, registrando le testimonianze o raccogliendo letterine scritte a mano di bambini ammassati senza i genitori in prigioni non costruite per accogliere famiglie. Storie di notti passate sul freddo cemento di una cella, a decine in pochi metri quadri, senza materassini o coperte. Racconti di panini freddi o di scatolette di carne senza frutta o verdura fresca o latticini mangiati per giorni, fino ad avere la bocca piena di piaghe. Descrizioni di pochi minuti di aria fresca in un cortile recintato ogni due o tre giorni, senza possibilità di correre o giocare. E il trauma della separazione dai propri cari unito al costante terrore delle guardie, note per chiudere a chiave in stanze punitive i piccoli che piangono, urlano o chiedono di poter vedere i genitori.

I religiosi portavano cartelli con messaggi chiari: «Rispettiamo i bambini: mettiamo fine alla detenzione infantile», e richieste esplicite: «Il Congresso deve smettere di finanziare questi centri, e l’Amministrazione deve interrompere queste pratiche atroci».