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Spiritualità
Inviato a Sarajevo « È stato un anno intenso, tutto nel segno della Madonna ». Il 22 luglio 2018 l’arcivescovo Henryk Hoser iniziava il suo ministero di visitatore apostolico a Medjugorje, la cittadina dell’Erzegovina dove dal giugno 1981 sei giovani (oggi adulti) affermano di vedere la Vergine e ricevere i suoi messaggi. Settantasei anni, emerito di Varsavia-Praga, pallottino con una laurea in medicina e un passato da missionario in Africa e poi da segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Hoser vive oggi nella casa parrocchiale accanto alla chiesa di San Giacomo, affidata ai frati minori francescani, che deve la sua fama alle presunte apparizioni mariane. Un appartamento e uno studio formano il suo episcopio da quando papa Francesco lo ha inviato – a tempo indeterminato e alle dirette dipendenze della Santa Sede – sulle colline del Križevac e del Podbrdo con compiti prettamente pastorali. «Medjugorje è un riferimento di preghiera internazionale dove si toccano con mano straordinari frutti spirituali. Mi riferisco ad esempio alle conversioni, alle vocazioni sacerdotali e religiose, alle incessanti confessioni. Non ritengo ci siano tracce di eresia», spiega l’arcivescovo polacco. Lo incontriamo nella nunziatura di Sarajevo, ospite del nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina, l’arcivescovo Luigi Pezzuto, insieme con il provinciale dei frati minori francescani dell’Erzegovina, padre Miljenko Steko. Tre “esperti” di quanto accade nella località diventata famosa nel mondo, che ogni anno attrae oltre due milioni di persone. Dallo scorso maggio è caduto il divieto di organizzare pellegrinaggi. «La gente dice di avvertire la presenza della Madonna – sottolinea Hoser –. Ma l’aver consentito i pellegrinaggi non va interpretato come un’autenticazione dei noti avvenimenti legati al nome di Medjugorje. Questo è un luogo, benedetto da Dio, di incontro e di dialogo con il Signore attraverso la Vergine, marcato dal silenzio, dal Rosario, dalla meditazione, dalla catechesi, dalla celebrazione dei Sacramenti, in particolare l’Eucaristia e quello della Riconciliazione».
L’incarico a cui Bergoglio lo ha chiamato segue quello di inviato speciale del Papa nella cittadina dell’ex Jugoslavia: qui per sei mesi Hoser ha analizzato il “caso” dal punto di vista pastorale e poi ha relazionato al Pontefice. «Non avrei mai immaginato che dopo la rinuncia al governo della diocesi di Varsavia-Praga per raggiunti limiti di età avrei continuato a svolgere il mio ministero episcopale in questi termini», confida. E aggiunge: «Oggi la mia missione a Medjugorje è quella di accompagnare i pellegrini che arrivano da tutti i continenti ed essere loro accanto. I più numerosi sono gli italiani e i polacchi. Ma si contano pellegrini da ottanta differenti Paesi. Nelle scorse settimane, ad esempio, si è svolto il ritiro internazionale dei sacerdoti con oltre
quattrocento presbiteri di quaranta nazioni che sono stati tutti accolti in case private e gratuitamente. Ecco uno dei tanti segni che commuovono ». Poi Hoser indica un altro frutto: il “Villaggio della Madre”. «Sorto da un’intuizione di padre Slavko Barbaric durante la guerra degli anni Novanta in Bosnia ed Erzegovina come struttura di accoglienza per gli orfani, è adesso una “famiglia” aperta ai bisognosi che aiuta i disabili, è rifugio per le donne in difficoltà e ospita un centro di recupero per tossicodipendenti », afferma padre Steko alla cui Provincia appartiene proprio il “Villaggio”. «Una realtà che va incontro all’umanità ferita e che mostra come la devozione alla Vergine si traduca in carità», precisa Hoser.
Chi da sei anni segue da vicino la vicenda è il nunzio Pezzuto. «Posso attestare che a Medjugorje il cuore di tutto è la Madre di Dio, indipendentemente da eventuali fatti soprannaturali». Presunte apparizioni sulle quali il Papa ha avocato a sé la decisione finale. Impossibile sapere quando Francesco si pronuncerà. Il fenomeno è ancora in corso, secondo quanto riferiscono i sei. E sono oltre 40mila i presunti messaggi che continua a consegnare la “Regina della pace” (stando al titolo con cui la Vergine si fa chiamare). «La scelta di una personalità saggia come Hoser testimonia l’attenzione del Papa», prosegue Pezzuto. In passato avevano fatto parlare le tensioni fra il vescovo locale, Ratko Peric, pastore di Mostar- Duvno, e la parrocchia di San Giacomo. «Adesso i rapporti sono distesi e sono stati chiariti anche a seguito della nomina di Hoser cui il Papa ha affidato la cura pastorale della comunità di Medjugorje» con una serie di poteri propri dell’ordinario, precisa il nunzio. E spiega che «non sono emersi rilievi nei confronti dei frati francescani che guidano la parrocchia e che stanno ben operando sia dal punto di vista pastorale, sia gestionale e amministrativo».
E i presunti veggenti? Alcuni dei sei continuano a frequentare San Giacomo. Altri vivono anche all’estero. Qualcuno si interroga su un loro “sfruttamento” economico del fenomeno. «Erano molto poveri quando tutto è iniziato e non erano preparati al clamore. Adesso hanno una vita regolare», dice il padre provinciale. Aggiunge Hoser: «Sono sposati. Hanno messo su famiglia. Hanno figli. Alcuni sono già nonni. Per vivere si sono anche dedicati all’accoglienza dei fedeli. Quando ho parlato con uno di loro, si è messo a piangere come un bambino perché sosteneva di sentirsi ferito da tante voci». Secondo il visitatore apostolico, c’è bisogno di «favorire percorsi di formazione » per evitare derive o suggestioni. Certo, Medjugorje non è un santuario. «La decisione lungimirante del Papa di aver slegato dalla vicinanza ai pellegrini il riconoscimento o meno delle presunte visioni – conclude il nunzio – mostra la premura della Chiesa verso tutti coloro che si affidano con cuore sincero all’intercessione materna di Maria anche recandosi in questa piccola località dell’Erzegovina».