Diocesi
Soli, impauriti ma pronti al sacrificio come Cristo
Quest’anno celebriamo la memoria del nostro sacerdozio in un tempo di paura, di preoccupazioni e anche purtroppo di morte. In questo tempo la dimensione esistenziale del nostro sacerdozio la condividiamo con il sacerdozio comune dei nostri fedeli. Anche noi come tutti i nostri parrocchiani, offriamo a Dio, prima di tutto, le nostre pene. Aggiungiamo, sia pure indegnamente, qualcosa di nostro, alla sofferenza di Cristo, alla croce di Cristo. La prima offerta sacerdotale che viviamo in questo tempo è quindi la nostra sofferenza, le nostre inquietudini con tutto il nostro popolo.
E con il nostro popolo celebriamo ogni giorno il sacrificio eucaristico. Celebriamo per il popolo purtroppo senza il popolo! È una privazione grande. Lo è per noi ma lo è per tutti i nostri fedeli: un bambino, la Domenica delle Palme, ha chiesto alla mamma di poter andare con lei in chiesa (la madre avrebbe dovuto leggere una delle letture ed era stato pregata dal parroco per questo servizio) perché era tanto tempo che non faceva la Comunione e gli mancava Gesù.
Nel popolo c’è fame, fame di Eucarestia, fame del Pane del Cielo, del cibo di Vita Eterna. Noi siamo i ministri preposti a distribuire questo cibo e non possiamo certamente sottrarci a questo nostro dovere: celebrare l’Eucarestia. Celebrare per il popolo, celebrare per tutta l’umanità, celebrare perché il popolo possa avere il Pane del Cammino.
Viviamo allora questo Giovedì Santo nel Getsemani come Gesù e partecipiamo con Cristo alla sua passione per l’umanità. Quest’anno, nella solitudine delle nostre chiese potremmo intuire qualcosa della solitudine di Cristo nel Getsemani. Quest’anno nella solitudine del Venerdì Santo potremo partecipare alla solitudine di Cristo in croce abbandonato dai suoi, deriso da coloro a cui aveva fatto solo bene. Nella notte di Pasqua potremmo poi vivere la solitudine del sepolcro di Cristo ed essere lì a scrutare l’alba della Risurrezione. C’era solitudine al Sepolcro di Cristo quando egli risuscita, c’è solitudine oggi nelle nostre chiese ma la tomba si è trasformata in gloria di Cristo, in luogo che manifesta la gioia della risurrezione: grande infatti è la nostra emozione quando celebriamo e veneriamo il Santo Sepolcro a Gerusalemme, così sia la nostra Veglia Pasquale.
Nella Domenica di Pasqua risuoni tutta la nostra gioia: anche noi come Pietro e Giovanni, andati alla tomba la troviamo vuota ma il sudario ci fa comprendere che è avvenuto qualcosa di grande: Giovanni entrando vide e credette. Entriamo anche noi nel mistero pasquale, entriamo anche noi nel mistero della croce, entriamo anche noi nel mistero della risurrezione e con Giovanni vediamo e crediamo.
Annunciamo a tutto il nostro popolo la gioia che Cristo è risorto e noi ne siamo testimoni! Viviamo il nostro sacerdozio in intima unione con il sacerdozio di Cristo, unico e sommo sacerdote per la redenzione dell’umanità.
A suo tempo, quando il Papa stabilirà la data per la Messa Crismale nella sua diocesi di Roma, anche noi celebreremo la nostra annuale giornata sacerdotale, ma intanto ho voluto raggiungervi con questa mia lettera.
Un abbraccio di pace vi raggiunga.
Vi sono vicino come mai!
Auguri di cuore a tutti voi cari confratelli, ai vostri familiari e ai vostri parrocchiani.
✠ Simone Vescovo