Diocesi
Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Avete intesoOggi ci troviamo davanti ad una pagina tra le più difficili, e nello stesso tempo tra le più sublimi, del Vangelo. In una società come la nostra in cui la conflittualità è la norma le parole di Gesù sono per la mentalità dell’uomo moderno come irreali, impossibili, e persino ingenue. Facciamo fatica a vivere serenamente le relazioni, in una società piagata dalla solitudine e dalla conflittualità sperimentiamo sempre più il confronto quotidiano con chi la pensa diversamente da noi tanto da aver teorizzato la necessità del conflitto per una convivenza civile; l’empatia, l’ascolto, l’altruismo, trovano difficilmente spazio nella frenetica corsa d tutti i giorni. Non possiamo andare a cercare nelle parole di Gesù ciò che abbiamo definito “politicamente corretto” per il mondo di oggi, mentre dovremmo cercarci i segni di quello che nella prospettiva del Regno è già possibile: “a questo infatti siete stati chiamati da Dio per avere in eredità la sua benedizione” (1Pt 3,9).
Ma io vi dicoGesù ci offre un’altra “parola”, o meglio ci chiede una parola “altra”, nuova, diversa perché adatta a cogliere l’anima della parola antica, la pienezza di una giustizia abbondante. Ci chiede un punto di vista altro, un orizzonte vasto, una prospettiva profonda. Gesù non nega la parola antica neanche la corregge ma chiede uno sguardo acuto capace di andare oltre il modo diventato tradizionale di comprendere la Scrittura; non cambia nulla ma lo riforma, ci dona un’altra forma; non condanna ciò che sbagliato o limitato piuttosto mostra un’altra possibilità, invita alla conversione. Quello che è importante per noi oggi è riscoprire il cuore della nostra fede, le nostre regole religiose non sono disposizioni da seguire “alla lettera” ma indicazioni di una strada che è tutta da percorrere, da scoprire. Una vita di fede, devota, attenta a tutte le pratiche religiose ci porta lontano dal Vangelo che invece ci chiede di approfondire le relazioni di amore.
non opporvi al malvagioL’amore non provoca una relazione equilibrata tra un dare e un avere, piuttosto sposta il baricentro sull’altro rendendoci un dono gratuito di sé. La giustizia umana provoca confini, limiti, distinzioni, catalogazioni, definizioni; l’amore invece ci permette di sentire in noi la vita dell’altro, anche se ci è ostile, anche se “a pelle” lo abbiamo compreso come malvagio. Anche se l’istinto ci istiga a condannare e punire, l’atteggiamento non violento è tutt’altro che un atteggiamento passivo o rinunciatario, piuttosto un modo di fare lungimirante, che va oltre una giustizia affrettata; un guardare al futuro, alla prospettiva del Regno perché è con l’avversario che dobbiamo camminare (Mt 5,25); non è fondamentale stabilire chi ha ragione e chi il torto ma aver voglia di continuare a camminare insieme, dato che è sua volontà che il grano e la zizzania crescano insieme (Mt 13,30). La lotta contro il male non è la lotta ai peccatori, anzi andare incontro alle loro necessità, mantenere l’espressione dell’amore, la preghiera di intercessione, il saluto e, se necessario, sopportare un altro schiaffo, o regalare il mantello o fare qualche chilometro, anche a costo di apparire deboli e stupidi agli occhi della gente.
siate figli del Padre vostroIl problema vero non è nella conversione del malvagio ma nel mantenere la dignità di essere figli del Padre vostro che è nei cieli. Possiamo anche apparire deboli, incapaci o, come si dice oggi, “buonisti” ma non possiamo mettere a repentaglio l’essenza stessa della nostra fede che ci dona la dignità di figli di Dio.
L’agire dei “figli” è superiore a qualsiasi luogo comune, o qualche umana considerazione: Non fanno così anche i pagani? Non è la rettitudine morale come per i greci, o la sottomissione ai precetti come per i giudei che ci rende figli di Dio, quanto la dimensione dell’amore: egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Dio non fa differenze, non privilegia nessuno e questo, per quanto a noi non sembri, è manifestazione della sua perfezione. L’espressione di Matteo è di una semplicità sconcertante e molto concreta, non permette di salire sulle vette della trascendenza ma ci lascia con i piedi per terra a tessere relazioni positive con gli uomini e a costruire la storia.