Servono aiuti alle famiglie e alle donne

Nel nuovo Fisco italiano non sarà previsto un sistema come il “quoziente familiare” alla francese, che divide il reddito complessivo per le parti che compongono il nucleo favorendo chi ha più figli. È uno dei paletti posti dal documento delle commissioni Finanze di Camera e Senato sulla riforma fiscale: il reddito da considerare per le tasse sarà solo quello individuale. La conseguenza è che, a parità di reddito, in Italia non ci sarà alcuna differenza fiscale tra un genitore e un single, tradendo il principio costituzionale dell’equità orizzontale. Attualmente, infatti, il compito di scontare le tasse ai nuclei con prole è affidato alle detrazioni per i famigliari a carico, che tuttavia hanno importi simbolici, e da gennaio 2022 saranno incorporate nel nuovo Assegno unico.

L’unica strada per ovviare a questa distorsione che penalizza fiscalmente la famiglia, soprattutto se numerosa, sarebbe quella di una no tax area legata al numero dei figli, come prevede la formula del “Fattore famiglia”. Ma non è questo l’orientamento. Il compito di alleggerire il maggiore peso economico che grava sui nuclei con figli spetterà solo all’Assegno unico e universale. Questa impostazione presenta alcuni limiti: se l’assegno avrà una base comune sostanziosa per tutti, pari ad esempio al costo base del mantenimento dei figli, 2-3.000 euro l’anno, l’equità sarà garantita; se invece il beneficio tenderà a replicare la formula dell’assegno-ponte, con importi che decrescono molto selettivamente in base alla situazione economica della famiglia, fino ad azzerarsi, per il ceto medio con figli la differenza rispetto ai single continuerà ad essere minima o nulla.

Ma perché in Italia è tanto difficile accettare l’idea di sconti fiscali o di benefici universali generosi legati al numero dei componenti il nucleo? Uno degli argomenti messi sul tavolo riguarda la necessità di non scoraggiare il lavoro femminile. Se il vantaggio economico legato ai figli diventa consistente, infatti, il secondo percettore di reddito, in genere la donna, può essere indotto a restare a casa. Tutta la letteratura scientifica in materia dimostra che il rischio è concreto. Ma poiché le ragioni che spingono una madre a non lavorare sono molte e complesse, la questione del lavoro femminile può trasformarsi in un feticcio, una scusa, utile solo a negare sostegni alle famiglie.

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