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Serve un esempio di adulto credente
’attività formativa delle parrocchie è dedicata quasi esclusivamente alle nuove generazioni: catechesi ai piccoli, animazione per ragazzi e adolescenti, qualche iniziativa per i giovani. Eppure oggi ad essere in crisi è la fede degli adulti, un modello adulto di vita cristiana, contemporanea che faccia percepire ai credenti di essere donne e uomini di oggi. La pandemia ha messo in evidenza come la fede degli adulti fosse già in crisi ancor prima del lockdown. Il lungo periodo passato senza frequentare la Chiesa, l’abitudine a “guardare” la Messa in TV anziché recarsi in una comunità con cui condividere la celebrazione, ha dato a tanti adulti l’idea che la Messa in parrocchia o in TV in fondo potevano equivalersi, o che era possibile vivere bene anche senza andare a Messa.
La mancata partecipazione all’Eucaristia è apparsa come l’indicatore concreto di un disagio adulto nel rapporto con la Chiesa; ha segnato una distanza che le limitazioni della pandemia hanno solo fatto emergere. Si può dire in modo un po’ semplicistico che gli adulti hanno capito o hanno deciso di manifestare il loro non riconoscersi più nel profilo di cristiano adulto che viene proposto loro, e ne hanno preso le distanze. E così, i percorsi di adulti e giovani si congiungono, in uno smarrimento da cui è difficile prevedere l’uscita. Ciò di cui vi è necessità oggi e che i giovani segnalano come urgenza, non è solo quella di avere davanti a sé credenti adulti significativi, ma un modello contemporaneo di adulto credente.
Si è detto che l’allontanamento deliberato e consapevole dei giovani si verifica per lo più attorno ai 16-17 anni, cioè quando si presentano le domande “da adulti”, quando si comincia ad avvertire come imprescindibile l’esigenza di dare ragioni personali alle proprie scelte. Il modo con cui oggi si strutturano le proposte formative per adolescenti e giovani che continuano a frequentare le proposte della parrocchia dopo la Cresima mi pare che sia ispirato a una sostanziale continuità con il precedente percorso di iniziazione, pur con gli adattamenti riguardanti il crescere dell’età: come approfondimento, come ampliamento della formazione già ricevuta.
Ma è proprio quella formazione che i giovani rifiutano, ritenendola una cosa da bambini; anche quando il cammino catechistico precedente è stato positivo e gradevole, i ragazzi diventati adolescenti e giovani identificano quella proposta con la loro storia passata. Le loro domande non sono ora di natura religiosa, ma esistenziale; non riguardano la fede, ma la loro vita. Mi chiedo se la crisi di questa età e la relativa proposta formativa non siano da affrontare nel segno della discontinuità, accompagnando i giovani non tanto a rafforzare le conoscenze e le ragioni che hanno già ricevuto, quanto a trovare ragioni nuove a domande nuove e a porre in dialogo questi interrogativi con una visione credente.
La fede adulta, nel contesto attuale, difficilmente può essere la prosecuzione della fede da ragazzihttps://www.avvenire.it/opinioni/pagine/serve-un-esempio-di-adulto-credente-pi-risposte-alle-domande-esistenziali)