Senza educazione, non ci può essere pace

Continua la riflessione del vescovo Giusti dalla Terra Santa

Continua la riflessione del vescovo Giusti, in questi giorni in Terra Santa, insieme ai vescovi della Toscana (leggi anche https://lasettimanalivorno.it/i-volti-di-gerusalemme/), in visita ai luoghi più significativi della terra di Gesù, per portare solidarietà, conforto e sostegno economico alle popolazioni che vivono la drammaticità della guerra.

Israele ha bisogno di “Rondine”, di luoghi di educazione alla pace.
Con questo obiettivo è nata la Scuola di musica “Magnificat”, la comunità Nevev Shalom e gli ospedali. Importante luogo di pace sono gli ospedali religiosi dove ovviamente sono accolti tutti, al di là del loro credo religioso. Nel comune dolore fraternizzano e vedono come siano fratelli figli di un unico Padre e nella preghiera si riconciliano con Dio, con se stessi e i fratelli. In tutti questi luoghi c’è il pieno riconoscimento reciproco tra israeliani e palestinesi. Uguali diritti e doveri tra i cittadini e questo non è poco perché di fatto i palestinesi sono agli arresti domiciliari. È necessario in Israele un percorso di riconciliazione tra i due popoli. C’è bisogno di leader politici, religiosi, morali i quali escano dalle polarizzazioni e siano inclusivi. Occorre uscire da una interpretazione fondamentalistica religiosa, ebraica e islamica. Tutti dobbiamo imparare a non fare una interpretazione ideologica delle Scritture. Occorre educare, educare, educare. L’opera più importante sono le scuole: 10.000 studenti nelle scuole francescane, di cui il 50% musulmani.
Il lavoro della Custodia è materialmente paragonabile a una briciola, ma è un’opera profetica, di una piccola minoranza, ma di una importanza fondamentale.
E in Italia cosa si può fare per la pace? Incontrarsi, dialogare, conoscersi, capirsi.
A partire dal dialogo con la Comunità Ebraica e la Comunità Islamica.