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Secondo i dati statistici
Il calo delle nascite e l’allungamento della vita, fenomeno che in misura diversa sta interessando tutti i paesi del mondo, avrà effetti dirompenti sulla struttura della popolazione mondiale negli anni a venire. Secondo le previsioni delle fonti più autorevoli, dalle Nazioni Unite all’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) dell’Università di Washington, la Terra dovrebbe raggiungere il picco dei 9,7 miliardi di abitanti tra il 2050 e il 2065, per poi scendere a circa 8,8 miliardi nel 2100, anno nel quale, stando a uno studio recente pubblicato su “Lancet”, il 97% dei Paesi avrà ormai tassi di fecondità inferiori a 2,1 figli per donna, quota considerata necessaria a mantenere stabile la popolazione.
L’età media degli esseri umani sulla Terra, insomma, è destinata ad aumentare drasticamente nei prossimi anni, i giovani saranno sempre meno, e la popolazione globale a un certo punto incomincerà a diminuire per cause demografiche. Di questo, ormai, se ne ha piena contezza, in particolare in Italia, nazione che più di altre sta anticipando questa trasformazione, e che ha già incominciato a confrontarsi con le conseguenze più critiche, come la sostenibilità del sistema sanitario e di quello previdenziale, o la competitività dell’economia in assenza di incrementi di produttività.
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