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Scuola della Parola, l’eredità sempre giovane del cardinale Martini
«Con la Scuola della Parola il cardinal Martini porta la lectio divina dai monasteri al popolo cristiano. Al cuore della città. Per poi portarla fino alle “periferie” del grande territorio ambrosiano. Un’esperienza di incontro della coscienza, dell’intelligenza, della vita di ciascuno di noi con la Scrittura, che ha lasciato una traccia profonda nel clero e nei laici. Un’eredità che è come brace ancora accesa sotto la cenere e che merita di essere ravvivata ». Così don Giuseppe Grampa ricorda una delle iniziative cruciali dell’episcopato milanese del cardinale Carlo Maria Martini, la Scuola della Parola, nelle sue due fasi principali: la prima, avviata esattamente 40 anni fa, con il primo incontro del 6 novembre 1980 in Duomo, e con Martini a condurla in prima persona; anni dopo, invece, il «decentramento» della Scuola, che l’arcivescovo volle portare in una settantina di chiese di Milano e dell’arcidiocesi, affidandola ad altrettanti predicatori.
«Quando le cose vanno bene bisogna cambiarle, amava dire Martini, e così accadde anche alla Scuola della Parola», sorride don Grampa, classe 1942, prete ambrosiano dal 1965, che ha studiato filosofia delle religioni, ha insegnato in Cattolica a Milano e all’Università di Padova e dal 1998 è direttore responsabile del mensile diocesano Il Segno. Grampa fu tra i predicatori scelti dall’arcivescovo gesuita e biblista per “decentrare” l’esperienza. E fu tra quanti si raccolsero nel Duomo di Milano per ascoltare Martini negli incontri del primo anno, «dal novembre 1980 al giugno 1981, sette incontri che suscitarono una partecipazione crescente e sorprendente, con migliaia di giovani ad affollare il Duomo, oltre ogni aspettativa, anchedello stesso arcivescovo». All’origine c’era stata «una esplicita richiesta di alcuni giovani dell’Azione cattolica che incontrando, nel maggio 1980, l’arcivescovo – entrato a Milano pochi mesi prima, a febbraio – gli avevano chiesto di insegnar loro a pregare con la Bibbia. Un appello poi rilanciato dall’alloraassistente diocesano dei giovani di Ac, l’attualevicario generale monsignor Franco Agnesi». Quell’attesa non restò senza accoglienza. E Martini avviò la Scuola della Parola. «Il filo conduttore del primo anno fu “Introduzione alla preghiera”, con la proposta di preghiere dal Vangelo di Luca e dagli Atti degli Apostoli – riprende Grampa –. La struttura degli incontri? L’ascolto della Parola, il commento di Martini, un tempo importante di silenzio, la preghiera personale e comunitaria. L’arcivescovo ci invitava a sottolineare le parole ricorrenti e a cogliere l’architettura del testo. La sua “Scuola” fu un’esperienza contagiosa di amore per la Parola di Dio, accostata sempre con grande rigore, accolta nella sua verità e oggettività, ascoltata in profondità».
Una proposta alta. Esigente. Nuova. «Quando, quel 6 novembre 1980, Martini venne in Duomo, temeva di trovarlo vuoto, come raccontò lui stesso: sia per la novità della proposta, sia perché nella stagione fredda la Cattedrale non è luogo fra i più ospitali… Invece c’erano duemila giovani. E più ancora in seguito». Cosa era accaduto? «Cominciava ad attecchire – risponde Grampa – il seme gettato dal Martini biblista, che entra a piedi nel cuore di Milano con in mano il libro delle Scritture, e che dedica la sua prima lettera pastorale alla dimensione contemplativa della vita. Con la Scuola della Parola, Martini dà attuazione al Vaticano II e alla costituzione Dei Verbum, con il suo invito a portare la lectio divina a tutto il popolo di Dio. E compie l’impresa di trasmettere a quel “pachiderma” che è la Chiesa ambrosiana la sua passione per l’incontro vivificante con la Parola».