Sarà davvero “cool” garantire i diritti alle madri

Tra le polemiche emerse in questi giorni ce n’è una che mi ha sorpreso particolarmente per i toni accesi e per l’aggressività che ha suscitato sui social e su alcuni organi di stampa. Si tratta dell’idea che la maternità per le donne sia una «missione» e che debba «diventare di nuovo cool ». Questa opinione è stata espressa in una trasmissione televisiva dalla senatrice dei Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni, la quale auspicava inoltre che ci fossero politiche adeguate a far tornare nelle ragazze di 18-20 anni il desiderio di sposarsi e di “mettere su famiglia”. La storia personale di Mennuni è quella di una donna impegnata fin da giovanissima sul piano politico, e in particolare nella difesa dei diritti femminili, cominciando dalla necessità di bilanciare vita professionale e vita familiare. La prima, e spesso l’eterna battaglia di ogni donna. La stessa senatrice Mennuni ha ricordato i consigli di sua madre: «Hai l’opportunità di fare ciò che vuoi, ma non devi dimenticare che la tua prima aspirazione deve essere quella di essere mamma a tua volta». Cosa che non le ha impedito di diventare consigliera del Municipio Roma II nel 1997 e nel 2001 e poi consigliera comunale della Capitale. Al centro della sua attività politica Lavinia Mennuni ha sempre messo la tutela della natalità e della famiglia. È stata anche presidente del Movimento nazionale mamme d’Italia per la tutela della maternità e l’infanzia. Tutt’altro che una vita da casalinga sprovveduta e fuori dal mondo.

Ma le sue affermazioni hanno scatenato una serie di insulti e hanno rievocato pregiudizi che ritenevamo ormai del tutto superati. I dati Istat e del Censis le danno comunque ampiamente ragione. Basta pensare all’andamento demografico in Italia alla luce del censimento 2022. Al 31 dicembre 2022 la popolazione in Italia contava 58.997.201 residenti. Rispetto al 2021 si registrava una flessione pari a -32.932 individui, a sintesi di un calo significativo dovuto a una dinamica demografica ancora negativa pari a -179.416 persone. Per quanto riguarda i matrimoni, nel 2020 ne sono stati celebrati in Italia 96.841, il 47% in meno rispetto al 2019. Le riflessioni della senatrice Mennuni non fanno altro che porre una domanda molto semplice, che interpella la nostra società per intero: perché le donne in Italia si sposano sempre più tardi, perché preferiscono le semplici convivenze, perché hanno sempre meno figli, e tendono a separarsi e a divorziare con sempre maggiore frequenza? Una domanda che dovrebbe intercettare un’altra riflessione: perché la maggioranza delle donne opta per la propria realizzazione professionale, nonostante le indubbie difficoltà che incontra nel trovare lavoro e raggiungere le posizioni che merita per competenza e dedizione?

Basta far parlare i dati: le lavoratrici sono passate da 9,842 milioni del dicembre 2019 a 9,530 milioni a dicembre 2020, ovvero in 312 mila hanno perso il lavoro. Le donne continuano a essere le principali vittime delle disuguaglianze legate al divario retributivo di genere, alla povertà e alla precarietà lavorativa. I loro diritti, compreso quello a vivere con dignità, sono diritti fondamentali che devono essere promossi dai responsabili delle politiche pubbliche. Il dibattito suscitato dalle parole della senatrice Mennuni non meritava di essere banalizzato e liquidato così velocemente da una parte politica che invece sarebbe potuta intervenire in modo costruttivo a tutela del vero grande obiettivo delle donne: tenere insieme vita familiare e vita professionale. Dall’opposizione qualcuna ha affermato: «Terribile è che una donna suggerisca ad altre donne che la mission è mettere al mondo bambini, sposarsi e mettere su famiglia a diciotto, vent’anni».

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