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San Filippo Neri
Viene chiamato comunemente “Santo della Gioia”, come ricorda oggi Papa Francesco all’udienza generale, ma ai suoi tempi anche “giullare di Dio”. Eppure san Filippo Neri e i suoi compagni dell’Oratorio accompagnavano anche i malati alla “buona morte”. È uno dei tanti contrasti del terzo apostolo di Roma, dopo Pietro e Paolo, nato a Firenze ma diventato romano non ancora ventenne, e poi per 60 anni instancabile animatore di carità ed evangelizzazione in una città corrotta e pericolosa. L’Urbe tra il 1534 e il 1595, anno della morte di san Filippo, è anch’essa piena di contrasti, tra la miseria e i fermenti spirituali degli anni della Controriforma.
Da Firenze a Roma non ancora ventenne
È la Roma del Rinascimento quella che accoglie il giovane fiorentino, che sull’Arno, nel convento di San Marco, è entrato in contatto con la spiritualità del Savonarola. Poi sarà quella del passaggio al primo Barocco. Filippo alloggia a San Girolamo, in via Giulia, dove il centro dell’Urbe ha la faccia sporca delle periferie, e lavora come precettore in casa di un uomo d’affari fiorentino. Frequenta corsi di teologia e filosofia alla Sapienza, e poi va in pellegrinaggio continuo nei luoghi dei primi cristiani, come le catacombe o le antiche basiliche.
Missionario di carità ancor prima di essere prete
Di giorno è missionario di carità, con viso simpatico e cuore lieto porta a chi incontra il calore di Dio, senza essere un prete, accompagnandolo con un pezzo di pane o una carezza sulla fronte a chi soffre nell’Ospedale degli Incurabili. Di notte è mistico in ricerca, anima di fuoco persa in un dialogo talmente intimo con Dio, che il suo letto può essere a volte il sagrato di una chiesa, a volte la pietra di una catacomba.
I ragazzi di strada e l’Oratorio di Filippo Neri
Nel 1548, quando ha già 33 anni, collabora con il suo confessore, Persiano Rosa, alla fondazione della Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e dei convalescenti, che avrebbe assistito i poveri pellegrini dei Giubilei del 1550 e 1575. Viene ordinato sacerdote nel 1551, ma non cambia vita e stile: entra nella comunità dei preti della chiesa di San Girolamo della Carità, in pieno centro, dove inizia un servizio pastorale agli ultimi di Roma,nella direzione spirituale, nella confessione e nella spiegazione delle Sante Scritture. Accoglie un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l’Oratorio. Che si sviluppa attorno alla Chiesa di Santa Maria della Vallicella, detta Chiesa Nuova per gli importanti restauri voluti proprio dal Neri.
Una congregazione secolare fatta di amici
L’Oratorio di san Filippo Neri, approvato da Papa Gregorio XIII nel 1575, è una comunità religiosa, non unita da voti ma soltanto dal vincolo di carità. Una congregazione secolare, che ha lo scopo di diffondere la partecipazione ai sacramenti e la lettura delle Scritture, formata da laici, preti, poveri e nobili, legati da forte amicizia. Insomma un “cenacolo” capace di coinvolgere coinvolgere Papi, cardinali, vescovi, preti, semplici fedeli, senza inserirli nella vita – in qualche modo separata – di un ordine religioso, ma interagendo spiritualmente con la vita e l’attività di ciascuno. Questo spiega la grande influenza esercitata dalla congregazione oratoriana sul suo tempo e il grande contributo che offre alla riforma della Chiesa.
Papa Francesco e i “fecondi contrasti” di san Filippo
Le attività dell’Oratorio vanno dalle letture spirituali alla predica di sermoni, dalla narrazione delle vite dei santi e dei padri della Chiesa a lezioni di storia della Chiesa, fino al canto di laudi spirituali e alla preghiera comune. L’accostamento quotidiano alle Scritture è però lo strumento privilegiato per una vera riforma della vita religiosa dei romani. E qui emergono tutti i fecondi contrasti di san Filippo, sottolineati da Papa Francesco, che nell’udienza generale di oggi, ricordandolo, si augura che “la letizia rasserenante, dono del Signore, accompagni e arricchisca il cammino” di tutti i fedeli.
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