Sacerdote da 40 anni: l’anniversario di don Raffaello

Nella Chiesa della Santissima Annunziata dei Greci Uniti alla Scopaia, la Comunità Pastorale “I tre Arcangeli”, che comprende anche i fedeli di San Martino e di Nostra Signora di Lourdes, ha festeggiato il proprio parroco, don Raffaello Schiavone, per il 40° anniversario della sua ordinazione presbiterale, pochi giorni prima, a maggio, don Raffaello aveva festeggiato anche il suo 70° compleanno.

Don Raffaello ha concelebrato insieme a don Italo e a don Eustachio, coadiuvati dai diaconi Bencreati e Carotti. Don Raffaello ha ringraziato tutti i numerosi presenti sia in apertura della Messa, sia durante l’omelia riguardante il brano di Matteo (10,26-33). Dobbiamo tutti -ha iniziato- approfondire la Parola, siamo tutti degli apostoli che con la nostra vita dobbiamo annunciare che Dio ci è vicino. Di fronte ai tanti scontri, critiche, rifiuti, persecuzioni, dobbiamo seguire il Signore che ci dice “non abbiate paura”. Ma come si vincono le paure? Per il credente la vittoria è nella certezza che il Signore ci è sempre accanto. Perché è la fede, è la fiducia in Lui che ci fa affrontare le paure. Paure per il Covid, per le sofferenze, per la morte, per lo straniero, per l’altro. La paura si sconfigge vivendo per gli altri, quello che è importante è la nostra anima che ci fa scoprire la nostra identità di figli e neanche la morte può essere la fine di tutto. Ma la paura più sottile è quella -ha chiarito don Raffaello-  di un Dio “che ci giudica”. Ma Dio è sempre presente e non ci giudica, ci è accanto in ogni situazione di debolezza, “siamo sempre preziosi ai suoi occhi”, è il Dio della tenerezza. La paura di perderci la dobbiamo invece avere “per la parte peggiore di noi stessi”, mentre dobbiamo essere “collaboratori” con il Signore. Mi chiedo -ha continuato- in 40 anni di sacerdozio, quante volte mi sono dimenticato di questo! E’ importante allora la vostra preghiera perché io possa scoprire ancora il Signore, perciò pregate per me perché io “possa trovare una nuova partenza”.

Don Raffaello ha ricordato il Vescovo Mons. Alberto Ablondi che, dalla lettura di un brano del Vangelo riguardante san Giovanni Battista, nella sua incertezza su quale strada prendere, lo aveva indirizzato alla vita sacerdotale, poi avvenuta proprio nel giorno di San Giovanni Battista.

Don Raffaello ha terminato l’omelia leggendo quello che aveva scritto nel 1968 il filosofo e teologo tedesco Karl Rahner riguardo a quello che avrebbe dovuto essere il sacerdote del futuro, dunque il sacerdote dell’oggi.

Al momento dell’offertorio suor Monica, delle “Figlie del Crocifisso”, ha regalato a don Raffaello una casula realizzata dalle consorelle della Calabria. Al termine, Paolo Tiso, a nome di tutta la comunità ha ringraziato don Raffaello per la sua opera svolta nelle varie parrocchie in cui era stato e per l’impegno nel gruppo teatrale dove ciascuno ha “una sua parte”, come ciascuno ha una parte nel realizzare le opere della Chiesa. A conclusione del rito con la benedizione è stato scoperto il quadro del venerabile Giovan Battista Quilici, dono delle Figlie del Crocifisso, copia del dipinto originale di Cosimo Musio.

All’uscita della chiesa don Raffaello ha donato ai fedeli un ricordo dell’anniversario in cui è riportata una frase di Papa Francesco: “Ci sono luci che abbagliano e bruciano, ma ci sono anche luci che illuminano e riscaldano”.

Tutte le foto sulla pagina fb della parrocchia https://www.facebook.com/CP3Arcangeli