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Riforma o aggiornamento?
Innanzitutto BUON ANNO. Mancano due giorni alla fine di gennaio e credo che si sia ancora in tempo per poter fare gli auguri. E siccome sono prete, fatemelo dire da prete: “Il Signore ci conceda un anno sereno”. Preferisco affidarlo a Lui, piuttosto che a riti più scaramantici che convinti, se pur euforicamente sinceri.
C’è stato un lungo periodo quando in Italia di fatto esistevano a livello sociologico due chiese: il PCI e la chesa-chiesa. Popolo apparentemente diviso per appartenenze, ritualità simili, gerarchie ben definite, parrocchie e case del popolo, sfide, ecc.Don Camillo e Peppone non sono solo frutto del genio di Guareschi, ma lo specchio quasi fedele di un’Italia che fu.
Ora assistiamo a una profonda crisi di questi due simili mondi che tra loro un tempo tutto sommato tenevano insieme un popolo.Anche il linguaggio a volte coincideva e pian piano, come nella Chiesa da sempre, anche nella politica apparve la parola eretico. Nascevano i comunisti “eretici”, persone e regimi. Anche questo, sia nella Chiesa che nel partito sarà una concausa di un futuro e ora attuale sfaldamento.
Anni 60: i proletari si imborghesiscono e anche molti fedeli si danno alla “teologia” e così si va formando il gruppo dei “cattolici adulti”, laici e preti. Il benessere avanza, la tecnologia impera, la libertà ubriaca. Proibito proibire, l’interesse e il capriccio dell’individuo si impongono e diventano
Che fare? Alcuni giorni fa ho letto sul Riformista del 23 dic. 2022 un’intervista a Roberto Morassut intitolato “Il Pd torni al pensiero di Gramsci” E sempre qualche giorno fa prima di Natale ho letto il discorso del Papa ai membri della Curia in cui insisteva sul dover tornare al Vangelo e a Gesù Cristo.Lascio alla sinistra più o meno marxista il loro arduo compito di riflettere su quel richiamo di Morassut. Io non sono un grande conoscitore di Gramsci ma so che la sua visione del mondo sociale e politico ha goduto negli anni addietro di grande stima e riflessione. Certamente se vivesse oggi non affiderebbe il mondo del sociale né alla propaganda dei vari influencer o “giornalisti” o calciatori o cantanti o arricchiti vari, capricciosi e furbastri.Fortunato il buon Gramsci che ai suoi tempi tutti questi “geni” della politica non esistevano.
E’ proprio della natura delle cose, delle persone e delle istituzioni perdere con il passare del tempo la loro forza originaria, la loro geniale intuizione fondante e la Chiesa nei secoli per quanto la riguarda ha sempre fatto ricorso alla Riforma anche se a volte qualche tentativo di “riforma” di qualche singola persona o gruppo può degenerare e creare ancora più problemi.
Comunque sia ogni istituzione nel tempo è giocoforza ritoccarla per varie ragioni. Riformare vuol dire riscoprirne la verità delle origini alla luce delle varie sfide dei vari tempi.Ritornare a Cristo e al Vangelo. Meno congressi, riunioni, incontri, meno cedere al ricatto dei numeri, delle parole da cambiare, dei messali da rifare e quant’altro.Più preghiera, più lectio divina (la Bibbia è innanzitutto un libro da pregare e meditare e ovviamente anche da studiare. Più silenzio, più clima di austerità, più sorriso e gioia al posto di euforia e presenzialismo. Anche nella Chiesa si corre il rischio di rimanere vittime di un “ecclesialmente corretto”.
Certamente nei secoli la Chiesa ha avuto varie forme di potere come istituzione, ma oggi gode di un potere anch’esso pericoloso soprattutto in tanti suoi membri: far parlare di se, essere lodati e applauditi, essere definiti preti di strada, moderni.
Sapete cosa mi viene in mente? nei secoli scorsi ai fiorenti tempi dell’anticlericalismo e dell’ateismo di stato si sopportava che la chiesa stesse in sagrestia, ossia che facesse le sue “cosette” chiusa in chiesa senza pretendere di intervenire nella politica. Oggi per grazia di Dio, come sempre nei secoli, la Chiesa si dedica in modo appassionato e a volte apparentemente totale al mondo dei poveri nelle loro varie realtà. E questo piace al mondo della “bella vita”: ai poveri c’è chi ci pensa. Ci lodano, anche se qualcuno ci accusa di comunismo. A volte però mi viene da pensare che considerino le varie Caritas con tutte le migliori iniziative come le moderne sagrestie: state buoni lì. A tutto il resto ci pensiamo noi: vita, amore, famiglia, economia, stile di vita, ecc. Potrebbe nascondere una fregatura, magari senza accorgercene e ovviamente senza volerlo!
In poche parole: non crediamo che il Vangelo e l’unione profonda con il Signore possano essere rivoluzionari. E forse proprio il Vangelo è la vera rivoluzione, ma è scomodo, poco conosciuto, schizofrenicamente vissuto da noi cristiani. Far diventare il Vangelo risorsa essenziale della politica: grande sfida, grande sogno.
Cosa chiederei al nuovo anno?1. che gli uomini tornino normali, stiano bene di salute e anche economicamente. Vi sia vera pace che però va costruira e non declamata. Ma soprattutto che spariscano gli autodefinitisi “progressisti”. 2. Che sparisca il “politicamente corretto”. Nelle sue varie forme e richieste a volte risulta anche comico e folklorico, ma purtroppo fa dei grossi guai. Non siamo nati per il carcere delle parole e delle idee. Gesù ha detto “la Verità vi farà liberi”. E liberi vogliamo restare.
BUON ANNO