Pietrini: «Omosessualità, i geni possono predisporre»

Continuiamo a pubblicare gli articoli sul tema dell’omosessualità: un’indagine di cui si è occupato il quotidiano Avvenire, rifacendosi ad una ricerca realizzata negli Stati Uniti da un pool di esperti internazionali coordinato dallo scienziato italiano Andrea Ganna. È proprio a questi gli articoli che il vescovo Giusti ha fatto riferimento durante la recente intervista a Il Tirreno e che ha acceso il dibattito su questo tema.

«Per gli antichi greci le persone con i capelli rossi, una volta morte, diventavano vampiri. Nel Medioevo i ‘rossi’ erano frutto di rapporti avvenuti quando la donna era mestruata. E i mancini? Solo fino a pochi decenni fa venivano ‘corretti’ a scuola, obbligati ad indossare un guantino per impedire loro di impugnare la penna. Oggi le moderne tecnologie di neuroimmagine ci dicono che destrimani e mancini hanno una diversa specializzazione degli emisferi cerebrali. Forzare un mancino a diventare destrimane è una vera e propria crudeltà. Un atto contro la sua natura. Le cose stanno sostanzialmente nello stesso modo per quanto riguarda l’omosessualità. Le persone omosessuali diventano tali attraverso lo stesso processo naturale per cui gli eterosessuali diventano eterosessuali. E questo processo, quindi, non è contro natura». Parte da lontano Pietro Pietrini, neuroscienziato, psichiatra, direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, per approfondire il senso della ricerca sui ‘geni dell’omosessualità’. Certo, il collegamento ‘rossi-manciniomosessuali’ fa riflettere. Identici meccanismi di rifiuto sociale nei confronti della diversità. Identica discriminazione. «Ma di fronte ad ogni fenomeno naturale lo scienziato è portato per sua natura a chiedersi il perché. Quindi inevitabile chiedersi perché in natura esistono omosessuali, quando sappiamo che la procreazione tra due individui di sesso diverso è conditio sine qua non per la perpetuazione della specie».

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