Per servire meglio la Chiesa

Nella Chiesa della Santissima Annunziata o meglio conosciuta dei Greci Uniti, si è tenuta la celebrazione della Santa Messa officiata da Monsignor Simone Giusti per il sedicesimo anniversario della morte di Don Giussani e per i trentanove anni dal riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione.

L’iconostasi di legno presente nella Chiesa della Santissima Annunziata separa la parte riservata all’azione liturgica del celebrante da quella dei fedeli. Cristo benedicente sostiene il Vangelo aperto al versetto di Giovanni (c.8, v.12): Io sono la Luce del mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. In questo periodo, quasi interminabile, di pandemia «ogni istante che passa è abitato da Cristo presente, perciò non c’è niente di inutile e tutto è segno di una indistruttibile positività». Questa coscienza vigile e grata, sempre invocata, è data dal dono ricevuto dell’incontro con il carisma di Don Giussani per servire meglio la Chiesa.  

La storia è guidata dallo Spirto Santo, ricorda Monsignor Simone, anche se viviamo una serie di circostanze preoccupanti. Un esempio è lo Stato in occidente che sta sempre più diventando uno Stato etico. Uno Stato che vuole fondare una propria religione, una religione etica. Addirittura, uno Stato che vuole determinare cosa è bene o cosa è male con il proprio parlamento o con i propri giudici. È evidente che non è più uno Stato neutro di fronte alle confessioni religiose, ma si schiera. Come cristiani non possiamo accettare queste scelte. Siamo di fronte, ammonisce il Vescovo, a una resistenza culturale e nel prossimo futuro si prospetta una resistenza passiva per i cristiani, accettando le multe o il carcere ma non tradendo l’identità.

La sfida è educativa. Monsignor Giusti invita a uscire dal quietismo e dalla rassegnazione. In questo senso ricorda il contributo di Comunione e Liberazione alla vita di tutti in questo tempo così sfidante, citando don Julian Carrón, presidente della Fraternità di CL: «Se saremo fedeli alla grazia che ci ha raggiunti attraverso il carisma di don Giussani – noi che ne siamo stati attratti e desideriamo seguirlo –, “centrati in Cristo e nel Vangelo”, potremo essere “braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in uscita” (papa Francesco), collaborando con il Papa al futuro della Chiesa nel mondo, quel futuro preconizzato dal cardinale Ratzinger nel lontano 1969: “Il futuro della Chiesa può venire solo dalla forza di coloro che hanno profonde radici e vivono con una pienezza pura della loro fede. La Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza”. Solo questa novità può essere credibile oggi».

La libertà non è un assoluto, la libertà per il cristianesimo è uno strumento. Lo stiamo sperimento ora portando le mascherine e mantenendo il distanziamento per proteggerci. La libertà è per il bene. Ci spostiamo di casa cedendo un po’ di libertà per conservare un bene maggiore della stessa libertà che è la vita. Occorre una nuova nascita di fronte a una cultura della rassegnazione.

La libertà, quindi, è la possibilità per l’uomo di compimento di aderire a ciò che spinge verso il giusto e il bene: seguire Cristo.

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