Parla l’esperto

«Per prima cosa dico che non va messa in croce la persona se ci sono stati degli errori nella vicenda dei pandori Balocco griffati da Chiara Ferragni. La realtà è che non si trattava di beneficenza, ma di un’operazione commerciale. Il problema nasce da qui. Piuttosto mi chiedo come sia possibile che imprese così importanti non abbiano manager competenti per relazionarsi con il sociale. In vicende di questo tipo è tutto il non profit a pagarne le conseguenze».

A parlare è Valerio Melandri, docente al Master del Fundraising dell’Università di Bologna e fondatore del festival del Fundraising, evento clou per chi si occupa di raccolte fondi e marketing legato alle cause sociali, la cui 17esima edizione si terrà dal 3 al 5 giugno 2024 a Riccione. Il fatto è noto: l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sanzionato due aziende che fanno capo a Chiara Ferragni e la Balocco per aver messo in vendita un pandoro con prezzo maggiorato, griffato dall’influencer (alla quale era stato pagato un lauto compenso) lasciando intendere che parte dei proventi sarebbero stati destinati all’ospedale dei bambini di Torino, il Regina Margherita, in realtà solo beneficiario di una donazione precedente. Dopo le scuse di Ferragni, con la promessa della devoluzione dell’intero importo del cachet, circa un milione di euro, è emerso un caso abbastanza simile legato alla vendita di un uovo di Pasqua.

continua https://www.avvenire.it/economia/pagine/la-lezione-di-marketing-del-caso-balocco-ferragni