“Non tutti sanno”, il Covid in carcere raccontato da dentro

“Non tutti sanno che chi è in carcere può cambiare e provare dolore per le vittime del reato che ha commesso; non tutti sanno che la solitudine è il sentimento costante che gli ospiti provano, dovuto alla lontananza dalla famiglia specie ora in tempo di Covid; non tutti sanno che l’indifferenza della società nei confronti di chi è detenuto può uccidere più di ogni altra cosa; non tutti sanno che in carcere ci sono anche persone innocenti e persone meritevoli che potrebbero avere dei benefici che puntualmente non ottengono”. È un fiume in piena questa piccola grande religiosa delle Adoratrici del Sangue di Cristo, suor Emma Zordan, da otto anni volontaria nel carcere romano di Rebibbia dove organizza, tra le altre cose, laboratori di scrittura per i detenuti, i cui lavori vengono poi raccolti e pubblicati affinché anche fuori, finalmente, si sappia davvero come si vive lì dentro. L’ultimo si intitola: “Non tutti sanno”, racconta la pandemia all’epoca del primo lockdown e la prefazione è stata scritta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila grande amico dei detenuti.

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