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Non sia turbato il vostro cuore
Un cuore turbato non riesce a vivere il momento presente e tanto meno avere una speranza nel futuro, difronte al turbamento dei discepoli, Gesù li rincuora, chiede loro di trovare in se stessi il modo di difendersi dalla paura: Abbiate fede in Dio. Non si tratta di non avere paura ma di avere la certezza che Dio continua ad operare nella storia degli uomini nonostante ci appaia il contrario: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? – afferma san Paolo – Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (Rm 8,35)
Oggi sperimentiamo lo stesso turbamento, non è facile capire il tempo presente … la pandemia ha sconvolto gli animi di molti, si manifestano atteggiamenti di paura come di sconsiderata leggerezza. Sandro Veronesi sul il Corriere del 9 maggio afferma: “in Italia il mondo laico boccheggia, mentre quello cattolico è pieno di vita”.
La fede non è né una alienazione né una truffa, ma è un cammino concreto di bellezza e di verità, tracciato da Gesù, per preparare i nostri occhi a fissare senza occhiali «il volto meraviglioso di Dio» nel posto definitivo che è preparato per ciascuno (dall’omelia di Papa Francesco 26/4/13 su Osservatore Romano).
Non lasciamoci travolgere dalla tristezza, dalla perdita di fiducia, dalla stanchezza della vita; fuggire dalla realtà non ha senso, abbiamo bisogno di affidarci a chi è “altro” da noi. La Fede è l’intuizione e l’esperienza di sentirsi accolti da Dio che si rende misteriosamente presente col suo amore misericordioso. Il suo abbraccio rafforza lo spirito, induce a mitezza, muove all’altro, sollecita ad aprirsi.
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?
Filippo non conosce Gesù, non diverso dagli altri discepoli che pur seguendo il Signore da tanto tempo non lo hanno conosciuto; tutti al momento in cui la paura si fa forte e il turbamento incombe si lasciano sopraffare dalla loro fragilità. Gesù prepara i suoi alla sua assenza, chiede loro di guardare altrove, oltre il presente: guardare Lui è vedere il Padre, nello stesso tempo guardare noi con lui: Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. È la conseguenza della passione in cui Gesù manifesta la totale condivisione di Dio con la nostra umanità ad iniziare dall’umanità debole e scartata.
Gesù non è un esempio da imitare, una indicazione per la vita spirituale, una filosofia di vita o una somma teologica, ma trasformazione totale della nostra esistenza. Chiunque ha fede in Dio si trova nella sua «casa», quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo (1 Pt 2,5).
Io sono la via, la verità e la vita
Gesù unisce tre termini che non sembrano avere niente in comune, almeno nel modo di ragionare dell’uomo. Tra i tre termini possiamo trovare relazioni, interdipendenze, logiche consequenziali, ma in Cristo sono espresse in una unità inscindibile! Non è un’auto definizione che Gesù ci dà di se stesso, quanto l’indicazione di un mistero, un progetto di umanità, il coinvolgimento dell’uomo nelle relazioni con Lui. Sono le dimensioni della comunione con il Signore, Maestro e Pastore, la comunione della sua e della nostra storia … il mistero stesso della Pasqua. A noi è chiesto il coinvolgimento totale della nostra persona con la sua: “io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi” (Gv 14,20); la risposta di Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita» diventa chiara a mano a mano che rispecchiamo la nostra vita nella sua, che facciamo nostra ogni sua parola e la traduciamo in esperienza di vita.