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Non riattaccare
Roma, marzo 2020. Nell’esplosione della pandemia, Irene riceve una chiamata nel cuore della notte. È Pietro, l’uomo che ha amato tanto, con cui progettava una vita, ma da cui si è dolorosamente separata da mesi. Pietro è confuso, rielabora ricordi del passato e pensa a un gesto estremo. Irene non si perde d’animo, capisce che lo deve tenere al telefono, per dissuaderlo da ogni follia, e al contempo afferra le chiavi della macchina e si mette in strada. Cerca con tutte le sue energie, superando non pochi ostacoli, di raggiungerlo fuori città…
Valutazione Pastorale
Fiorentino classe 1984, il regista-sceneggiatore Manfredi Lucibello arriva in sala nel cuore dell’estate 2024 con la sua opera seconda, “Non riattaccare”, dopo il suo esordio nel lungometraggio con “Tutte le mie notti” (2018). Presentato al 41° Torino Film Festival (2023), il film è un giallo dell’anima puntellato da sentimento. Un “road movie” nei giorni torridi della pandemia da Covid-19. Ispirato liberamente al romanzo di Alessandra Montrucchio (Marsilio), la sceneggiatura è firmata dallo stesso Lucibello e da Jacopo Del Giudice. Protagonista una magnifica Barbara Ronchi, che si mette in gioco con sfumature dolenti e disperate, lavorando soprattutto di sguardi. Presente con la sua voce intensa è anche Claudio Santamaria. La storia. Roma, marzo 2020. Nell’esplosione della pandemia, Irene riceve una chiamata nel cuore della notte. È Pietro, l’uomo che ha amato tanto, con cui progettava una vita, ma da cui si è dolorosamente separata da mesi. Pietro è confuso, rielabora ricordi del passato e pensa a un gesto estremo. Irene non si perde d’animo, capisce che lo deve tenere al telefono, per dissuaderlo da ogni follia, e al contempo afferra le chiavi della macchina e si mette in strada. Cerca con tutte le sue energie, superando non pochi ostacoli, di raggiungerlo fuori città…
“In questa corsa contro il tempo – sottolinea il regista – man mano che l’automobile di Irene macina chilometri, diventiamo testimoni di un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, onirico, catartico. Ed è in questo momento che avviene il colpo di scena. Dentro la corsa di Irene, camuffato dalle insidie della strada, c’è il racconto di una grande storia d’amore. Ha proprio ragione Truffaut: dentro ogni grande storia d’amore c’è sempre un thriller!”. Una bella sorpresa “Non riattaccare”, un thriller esistenziale e sentimentale, un film-seduta psicanalitica (di coppia) che attraverso un disperato viaggio in macchina si fa parabola di salvezza, quelle di due solitudini ferite dalla vita, da un amore finito male, che provano ad aiutarsi a vicenda. E se a volte le soluzioni narrative disseminate lungo la linea del racconto non sempre appaiono del tutto solide o credibili (ad esempio i “tiepidi” controlli della Polizia nelle prime settimane del Covid-19 oppure gli stratagemmi per recuperare la batteria del cellulare), a garantire forza e tensione è soprattutto la prova della Ronchi, così grintosa e pronta a esplorare le pieghe del sentimento e della disperazione. Magnifica! Nell’insieme, un film di genere complesso, problematico, per dibattiti.