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Nella Messa e nell’Angelus del 6 gennaio
I magi «sono immagine dei popoli in cammino alla ricerca di Dio, degli stranieri che ora sono condotti sul monte del Signore, dei lontani che adesso possono udire l’annuncio della salvezza, di tutti gli smarriti che sentono il richiamo di una voce amica». Sono altresì immagine «del pellegrinaggio di ognuno di noi, dalla lontananza alla vicinanza». Lo ha detto il Papa nell’omelia della Messa dell’Epifania, celebrata nella Basilica di San Pietro davanti a oltre seimila fedeli, raccomandando soprattutto di recuperare la preghiera di adorazione, che «abbiamo un po’ perduto», ha sottolineato. Appello ripetuto anche all’Angelus, insieme con l’invito a soffermarsi con i bambini e a guardare i problemi del mondo con i loro occhi.
Questi sapienti venuti dall’Oriente, ha aggiunto Francesco nella sua omelia, «hanno gli occhi puntati verso il cielo, i piedi in cammino sulla terra, il cuore prostrato in adorazione». E per ognuno di questi atteggiamenti il Pontefice ha spiegato il relativo insegnamento anche per la Chiesa e il mondo di oggi.
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