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Nella libertà dello spirito
Cosa hanno in comune l’amore e la libertà lo scopriremo parlando dello spirito. Se il Padre è l’amante e il Figlio è l’amato, scrive sant’Agostino, lo Spirito è l’amore che intercorre tra i due. La caratteristica fondamentale dello Spirito è l’amore che crea “l’unità nella distinzione”. Lo Spirito “consegnato” dal Figlio al Padre nel venerdì santo e dal Padre al Figlio nella Pasqua di resurrezione, ricostruisce quest’unità in Dio e tra Dio e gli uomini. L’unità in Dio e nella persona umana è caratterizzata dall’amore che unisce l’io disperso ricreando l’armonia nella vita spirituale e umana.
L’armonia della vita è indice di salute psichica nell’essere umano. Al contrario, un io “disperso” rivela la malattia quale incapacità di fare sintesi con se stessi. La conseguenza è piuttosto grave: la vita appare falsa, brutta e cattiva o più precisamente senza lo spirito dell’amore. Lo spirito è l’immagine trasparente di Dio, la sua estasi, la sua bellezza, nel senso più pieno del termine. Amare la vita, più in particolare amare il Dio della vita, vuol dire essere attratti da questa bellezza come sintesi suprema di verità e bontà, è l’esatto contrario del narcisismo.
Il mito di Narciso rappresenta quanti sono imprigionati nella propria immagine, nell’ammirarsi e riammirarsi per convincersi di essere amabili. In realtà chi ha bisogno di convincersi dell’amabilità non si ama affatto. Narciso a furia di specchiarsi nella sua “bella” immagine riflessa nel pozzo vi cade e muore soffocato. E’ il rischio dell’uomo esteriore che si identifica a livello corporale nella ricerca “ansiosa” del corpo perfetto, traendone vantaggio la società dei consumi, sempre pronta a vendere prodotti cosmetici; male che vada si ricorre al bisturi.
L’identificazione di sé a livello corporale manifesta una personalità infantile, mentre l’identificazione a livello psichico su quanto si ha e si vuole conquistare è tipicamente adolescenziale. Entrambi sono un modo sbagliato d’identificarsi con il proprio corpo e le proprie capacità, profondamente mutevoli e dunque effimeri. Un livello più alto d’identificazione è quello ontologico di ciò che si è e di ciò che si desidera essere, nel dono di sé quale espressione massima dello spirito. A questo livello si sperimenta la libertà dello spirito, libertà di amare e di lasciarsi amare. Libero è colui che non rimane legato a se stesso. E’ l’esperienza intensa e liberante dello spirito “nuovo” che riempie la vita rendendola vera bella e buona.