Parrocchie
Nella festa di San Simone, il ricordo di don Pancaccini
Lunedì 28 ottobre, Festa di S. Simone e, quindi della Parrocchia, alle 17,30, il Vescovo, Mons. Simone, inaugurerà e benedirà la lapide, eretta in chiesa nei giorni scorsi, in memoria dell’indimenticabile sacerdote don Giancarlo Pancaccini che, per 25 anni dal 1977 al 2002 fu parroco molto amato.
Dopo questo evento, venerdì 8 novembre, nel 16° anniversario della sua morte, presso il cimitero della Misericordia, una delegazione parrocchiana, dopo la preghiera dell’Angelus, deporrà una corona di fiori alla tomba di don Giancarlo. Alle 18,00, la concelebrazione Eucaristica della memoria, sarà presieduta da don Federico Locatelli con il servizio dei diaconi Paolo, Rolando, Carlo e Massimo (tutte vocazioni nate con don Giancarlo), concelebrante sarà don Gregorio, amministratore parrocchiale.
La lapide è stata realizzata con contributi spontanei dei fedeli parrocchiani di ieri e di oggi, affinché la sua memoria fosse perpetuata nel tempo, in riconoscimento della sua proficua opera pastorale che fece, di S. Simone, una Comunità di persone testimonianti ed attive nel territorio e nelle varie espressioni ecclesiali, esempio per tutta la Diocesi di Livorno.
Don Giancarlo, di formazione salesiana, ma prete diocesano, carattere forte e determinato, fu guida molto amata. Prudente ma aperto, soprattutto nei rapporti educativi verso i giovani, dei quali si era saputo ampiamente e proficuamente circondare e, verso il nutrito Gruppo Scout, dei quali era anche “Capo”. Stesso discorso verso le famiglie; verso i bisognosi per i quali aveva creato un folto gruppo di volontari ed un efficace Centro di ascolto Caritas, affiancato dalla “S. Vincenzo De’ Paoli”. La catechesi spaziava dall’Iniziazione cristiana per i più piccoli, ai “Gruppi di ascolto della Parola” per gli adulti e al “Gruppo della Terza Età”. Le catechiste laiche, oltre alle suore domenicane (allora ancora presenti), erano più di trenta, tutte formate ai corsi diocesani. Nacquero gruppi di preghiera, molto diffusa la “Peregrinatio Mariae” nelle famiglie (era devotissimo alla Madonna e a S. Giuseppe), un C.P.P. efficiente attraverso le molteplici commissioni. Si organizzavano pellegrinaggi, ritiri spirituali parrocchiali presso Conventi o Istituti religiosi. Veniva stampato anche un giornalino parrocchiale molto seguito e partecipato. E, infine e non ultimo, un coro giovanile di una trentina di ragazzi e ragazze molto apprezzato anche dal Vescovo Alberto che, spesso, ne era presente ai “concerti”. .
Ha sempre mantenuto un ottimo rapporto con i Vescovi, peraltro ben corrisposto e non trascurava la partecipazione e collaborazione alla vita diocesana, nei suoi vari aspetti. Era un innamorato di Cristo e non si risparmiava affinché fosse incontrato da tutti. Onorava con devoto “rigore” la Liturgia con la “L” maiuscola. Il suo motto era: “al Signore va sempre dato il meglio”.
Gravemente ammalato, affrontò gli ultimi quattro anni di vita, un vero purgatorio, con una grande testimonianza di fede continuando, benché infermo, a celebrare Messa all’Altare, dalla sua carrozzella.
Dopo che Mons. Coletti era andato a visitarlo per comunicargli che avrebbe dovuto lasciare il servizio di parroco, al termine, il Vescovo ebbe a dire: “non solo un buon prete, ma un vero signore”.
Qualcuno lo definì anche “un prete, un uomo, un fratello”. Era, insomma, un testimone fedele del suo sacerdozio e dell’amore di Cristo!