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Musica e fede un binomio “provato”
Cosa ci fanno nello stesso libro uno psicologo e un sacerdote? Il primo, Andrea Montesano, utilizza l’approccio della Songtherapy sia all’interno della clinica e del setting psicoterapeutico con adulti, sia nella relazione educativa con gli adolescenti, ovvero usa le canzoni come strumento di crescita personale.
Il secondo, don Peppe Logruosso, è autore di Christian music attraverso il progetto della “Dio lo vuole band” e da solista, sfornando cd con le Paoline e occupandosi dell’educazione dei giovani anche attraverso l’utilizzo della musica. Insieme firmano Ma il cielo è sempre più rock. Impronte di Dio nella musica degli adolescenti ,pubblicato dalle edizioni San Paolo con la prefazione di don Luigi Maria Epicoco, che definisce «l’alfabeto della musica, lungi dall’essere materia di intrattenimento, un luogo antropologico che non solo può permetterci di esprimerci ma anche di capire ciò che siamo abituati a trattare ormai solo come sintomo da curare. Ciò che non riusciamo a far più con la semplice forza del ragionamento lo riesce a fare invece la forza della musica. Non si tratta di battezzare o meno un genere musicale, ma di considerare opportunità anche ciò che apparentemente sembra lontano da quello che normalmente consideriamo un bene affidabile».
Quindi, affondano gli autori, «l’interesse che ci muove ad ascoltare un artista piuttosto che un altro, la disponibilità ad ascoltare quella canzone e non quell’altra, può essere considerato, con ottime ragioni, come l’espressione manifesta di un proprio tratto di personalità».
E sono numerosi gli esempi «di come la musica sia stata un’esperienza spirituale autentica fino a rappresentare un percorso di piena conoscenza interiore, una luce di speranza completa e salvifica, un rifugio sicuro», insistono, citando fra gli altri U2 e Bruce Springsteen, blues e spirituals. E riguardo alla Trap, «viene vissuta e masticata dal popolo dei ragazzi, perché di fatto ripropone tutti modelli di comunicazione della rete in cui essi stessi vivono, perché da qualche anno a questa parte nella rete non ci si entra più, la rete si abita. Quei modelli di riferimento hanno caratteristiche di rabbia, negatività, frammentarietà ed emulazioni sfrenate, dove il punto focale dell’ascoltatore si riduce nella scelta passiva di appartenere alla mandria di follower che ipnoticamente si fa trasportare dalla corrente della musica liquida». Anche per queste considerazioni è importante che pastorale giovanile e musica s’incontrino, per l’importanza di « vivere e poi studiare la musica come una chiave preziosa e utile a entrare in relazione prima con gli adolescenti che siamo stati e poi con i ragazzi con cui lavoriamo». Ma Logruosso e Montesano si spingono oltre, fino a valutare con brevi ritratti alcuni cantautori sulla cresta dell’onda, come Cesare Cremonini, Levante e Ultimo, definito «il nuovo Venditti degli adolescenti, travestito dal Fabrizio Moro dei poverissimi», ma «le canzoni le scrive, non gliele scrivono. E di questi tempi scrivere canzoni non è certo una competenza diffusa».