News
Musica e fede: Lettera dall’inferno
“Ehi don, ascolta questo brano: fa al caso tuo!”. Con questa battuta (seria ma non troppo) di un ragazzo, mi sono accostato per la prima volta al testo di “Lettera dall’inferno” di Emis Killa. Quando l’ascolti, perlomeno se la leggi da una prospettiva cristiana, resti colpito dal tono graffiante delle parole. Si tratta di uno sfogo, capace di dare sintesi ai dubbi che attraversano particolarmente questo difficile momento: Dio esiste? Qual è il vero volto di Dio?
Eppure, penso che, proprio nel tempo quaresimale, è davvero bello fermarsi e domandarsi: ma io ci credo? O, meglio, come dice il testo: “caro Dio, mi scuso se sono sparito. È che, ultimamente, lo avevi fatto anche te”. A volte anche a noi piace, con il Signore, tirare la sorte e sfidarlo. Insomma, come mi è capitato alcuni giorni fa con una persona, spesso la fede si basa solo su un “testa o croce” e, soprattutto per i ragazzi che il Signore mi ha donato di accompagnare, in alcune occasioni fatica ad intercettare la vita quotidiana, trasformandola in un’occasione di cambiamento di se stessi.
La speranza, però, vince sempre. Il brano, infatti, continua: “detti legge nell’universo, perché prendi e dai”. Forse è questo il volto di Dio che tutti cerchiamo nella vita. Il Dio rivelato da Gesù si mostra diverso e sconvolgente rispetto alle nostre aspettative, anche a quelle di un giovane. Lui non prende nulla, dona solo. E il luogo dove avviene questo miracolo è la croce. Contemplando il crocifisso, che sta lì, con le braccia spalancate, noi crediamo in un Dio che si è fatto amore. Solo così siamo liberi. Liberi perché figli amatissimi del Padre.