Diocesi
Mons. Razzauti spiega la trasformazione
In una revisione del “sistema-seminario” la Congregazione per il Clero ha deciso di creare seminari regionali o interdiocesani, mons. Razzauti, Rettore del Seminario Gavi di Livorno, illustra come avverrà questo cambiamento, già a partire dal mese di Settembre. “Già esistevano seminari regionali o seminari che ospitavano seminaristi di altre Diocesi – spiega – sostanzialmente il cambiamento sarà questo: non più ospitanti ed ospiti ma “interdiocesani”, dove tutti seguono lo stesso progetto educativo ed il regolamento di applicazione. I Seminari interdiocesani dipenderanno dal consiglio dei Vescovi interessati che terranno i contatti con il Rettore, deputato a dirigere l’interdiocesano, e con i rettori dei seminari diocesani che resteranno aperti.
I seminaristi saranno presenti all’interdiocesano dalla Domenica sera al Venerdì –termine lezioni; dal Venerdì a pranzo alla Domenica torneranno invece nei rispettivi seminari diocesani: questo per non perdere i contatti con la propria realtà di Chiesa territoriale. In Toscana i Vescovi della C.E.T., in accordo con la Congregazione, hanno deciso di aprire due seminari interdiocesani con sedi a Firenze e Pisa. A Firenze per le Diocesi dell’interno, a Pisa per le Diocesi della fascia costiera.
Questo permetterà di avere due sedi di studio con programmi simili (Firenze e Pisa –non più Camaiore) e soprattutto un numero di seminaristi maggiore che potrà essere di aiuto per la vita di Comunità”.
“Il seminario di Livorno – continua don Paolo – sarà nell’interdiocesano della costa a Pisa dove, all’inizio il Rettore sarà don Bachi, attuale Rettore di Pisa ed il vice rettore sarà don Simone Barbieri attuale vice rettore di Livorno. Io resterò Rettore di Livorno e dovrò fare il discernimento nei giorni di presenza a Livorno, oltre a tenere i contatti con il Rettore dell’interdiocesano e con i Rettori degli altri seminari presenti.
E’ evidente che nel Seminario di Livorno continueranno incontri di discernimento ed orientamento vocazionale, in modo che resti un “segno” nel cuore della Diocesi”.
“Questo cambiamento – spiega ancora Razzauti – è un’evoluzione necessaria, dato il numero ristretto di seminaristi. Questo però ci deve portare ad una pastorale vocazionale più incisiva dove si aiuti il giovane a non aspettare “i giusti tempi” ma a lasciarsi andare “al coraggio della risposta” e soprattutto ad una pastorale familiare dove si educhino le famiglie a comprendere la gioia di “donare” un figlio al Signore senza timori per il futuro. Tutto questo deve essere affidato alla preghiera di ciascuno”.