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Messe, catechesi, carità: come vivere la parrocchia messa alla prova del Covid
È vicinanza la parola d’ordine che nelle parrocchie italiane accompagna queste settimane in cui la pandemia divide il Paese in zone a rischio. La seconda ondata di contagi sta modificando l’agenda delle comunità ma non è certamente un segnale di ritirata. Anzi, le diocesi e le parrocchie restano “aperte” in questo «tempo di prova», come viene definito dai vescovi. L’emergenza coronavirus non ferma le Messe comunitarie che, ha chiarito la Cei, continuano nel rispetto delle disposizioni anti-Covid. Ecco perché rappresenta un’eccezione la decisione del vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, nel Piemonte area rossa, di sospendere per due settimane le celebrazioni con il popolo, d’intesa con la Chiesa valdese. Caso unico nel panorama nazionale che il presule considera un «sacrificio grande» per «contribuire a un bene comune, il contenimento del contagio», scrive in una lettera, e che può anche «scandalizzare le persone più sensibili». Certo, aggiunge, tutto ciò «non significa interrompere la pratica della carità fraterna continuando a impegnarci come cristiani nella solidarietà, nell’ascolto, nel seguire le persone che attraversano la dimensione della malattia e del lutto». Accanto all’Eucaristia, è l’altro grande fronte d’azione ecclesiale al tempo del coronavirus: l’attenzione alle fragilità e alle povertà.
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