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Meeting di Rimini
«Nacque il tuo nome da ciò che fissavi». Il nome, l’identità del Meeting in questi giorni sono nati e sono cresciuti da uno sguardo limpido e desideroso di imparare dalla realtà. Ci ha indicato per primo la strada papa Francesco, con gli esempi di Zaccheo, della Veronica e dell’Innominato manzoniano, auspicando «che il Meeting sia sempre un luogo ospitale, in cui le persone possano “fissare dei volti”, facendo esperienza della propria inconfondibile identità», senza nostalgie o paure. Assieme al papa, anche il presidente Mattarella ci ha chiesto di “ripartire dalla persona” e di «affrontare il nuovo con coraggio, senza nostalgie paralizzanti, conservando sempre spirito critico e apertura a chi ci è prossimo».
Dal Meeting è nato anzitutto uno sguardo al contesto sociale del nostro paese, comprese le incertezze sulla sua guida. Non sono emerse formule di governo o suggerimenti al manovratore, ma esempi di amministrazione della cosa pubblica che ha a cuore il bene di tutti. Dai sindaci ai presidenti di regione, ai politici dell’Intergruppo per la Sussidiarietà, che hanno dialogato in modo costruttivo, al presidente di Confidustria che si è confrontato con il numero uno della Cisl, così come i ministri Bussetti, Moavero e Tria, ognuno ha portato un suo contributo accanto a quello degli altri nell’interesse del paese reale.
Nel frattempo, nelle aree tematiche del Meeting i protagonisti del mondo sociale ed economico hanno raccontato la straordinaria vitalità dell’Italia, nella riflessione sulle città con le loro potenzialità enormi, così come negli approfondimenti sulla salute, sul lavoro, sull’innovazione, su un’economia che ha senso solo in un quadro di sostenibilità di ampio respiro, che ridà protagonismo alla persona e ai suoi talenti.
Un filone che ha attraversato tutto il Meeting è stato il dialogo tra persone di fedi e culture diverse, nel grande quadro della libertà religiosa. Abbiamo guardato all’ecumenismo delle relazioni di papa Francesco e del compianto cardinale Jean-Louis Tauran, ma anche ad esperienze come la Scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale. Sono risuonate le più autorevoli voci del mondo islamico, da Al-Azhar alla Lega Musulmana Mondiale con il suo segretario generale Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, ma anche del mondo ebraico. Nell’auditorium della Fiera abbiamo ascoltato i racconti drammatici di uomini di religioni diverse che collaborano per arginare i danni enormi della guerra, come nel caso della Siria, nella testimonianza delle autorità religiose cristiane e musulmane di Aleppo. Icona di questo filone è stata la grande mostra “Francesco e il Sultano 1219-2019. L’incontro sull’altra riva” che ha evidenziato l’intima relazione che intercorre tra dialogo e identità.
Il Meeting è come la mostra “NOW NOW”, che ci ha mostrato sette giovani artisti mentre realizzavano dal vivo le loro opere: una manifestazione che cresce guardando ad esperienze nel loro nascere, fiorire e svilupparsi. Il pubblico del Meeting è attento, curioso e desideroso di imparare, ha affollato gli incontri dedicati all’intelligenza artificiale, così come le testimonianze della cooperazione internazionale che aiuta sul serio le persone a casa loro. Giovani e adulti hanno fatto il tifo per grandi campioni dello sport come Javier Zanetti o Valentina Vezzali e per due serate hanno riempito in tutte le sue file il Teatro Galli per la rilettura in chiave contemporanea di un classico degli anni Cinquanta come il Barabba di Lagerkvist, ricavandone stimoli e ispirazioni che poi – è testimonianza comune di tanti visitatori – accompagneranno ciascuno lungo tutto l’anno.
L’incontro conclusivo 40 anni di Meeting in cui è stato presentato il libro di Salvatore Abbruzzese, Docente di Sociologia della Religione all’Università degli Studi di Trento, affiancato da Antonio Polito, Vice Direttore de Il Corriere della Sera e scrittore e introdotto da Emilia Guarnieri, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.
Il Meeting dello sguardo è stato anche un Meeting dai numeri in crescita. I 179 incontri con 625 relatori, i 25 spettacoli, le 20 mostre, le 35 manifestazioni sportive ospitati in un’area di 130mila metri quadrati hanno attirato un numero di presenze superiore alla già buona performance del 2018, com’è stato percepibile da chiunque in questi giorni abbia attraversato i corridoi della Fiera, per tacere dell’indotto sull’economia locale calcolato dall’Osservatorio sul turismo regionale in 23 milioni di euro.
In conclusione, la Fiera di Rimini questa settimana non è stato il luogo di chi ama le tesi predefinite, ma di chi desidera allargare gli orizzonti, usando appieno la ragione per conoscere la realtà. Il miglior esempio è una mostra dal titolo strano, che a qualcuno potrà avere ricordato i titoli dei Meeting di un tempo. “Bolle, pionieri e la ragazza di Hong Kong” ci ha raccontato le aspirazioni, le esitazioni e i timori di una generazione di giovani americani con rispetto e curiosità di fronte alle loro domande, senza l’ansia di incollare una risposta posticcia ma con il desiderio di accompagnarne il percorso, in un incontro tra persone che può aiutare ognuno ad uscire dal bozzolo.
Un itinerario vissuto insieme e ricco di scoperte, il Meeting di quest’anno, che guarda già alla quarantunesima edizione: si terrà dal 18 al 23 agosto 2020 e avrà come titolo “Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime”.