News
L’unità fra gli artisti della musica cristiana
Ho deciso di scrivere queste poche righe, da autore di musica cristiana e spronato dall’uscita dell’ultimo messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Si respira a pieni polmoni, in questi primi mesi del 2022, una nuova aria di unità fra gli artisti che si occupano di musica cristiana in Italia.
Sembra che qualcosa si stia muovendo a più ampi passi e che la musica cristiana stia prendendo piede anche in ambienti del mainstream dove fino a qualche tempo fa non era tenuta in considerazione. Ma ciò non è tanto importante come gli altri punti riportati qui di seguito.
Partiamo dal concetto di ascolto reciproco. Ascoltare è tutto, sia per chi produce musica, sia per coloro che ne sono fruitori. Come dice Papa Francesco nel messaggio di quest’anno per la giornata delle comunicazioni sociali: «L’ascolto sta conoscendo un nuovo importante sviluppo in campo comunicativo […] a conferma che l’ascoltare rimane essenziale per la comunicazione umana»
Il nostro scopo non è quello di fare audience. Non ci piace la competizione, l’invidia o lo snobismo. Non sono atteggiamenti che vogliamo portare avanti. I cantanti e i musicisti più “piccoli” (in termini di produzione musicale e di ascoltatori) sono felici che anche i big si occupino di loro e della loro musica. Avere meno followers non è sinonimo di minore qualità musicale, anzi a volte chi non è molto conosciuto può nascondere una maggiore ricercatezza.
Anche Papa Francesco riprende questo punto nel messaggio sopra citato: «La mancanza di ascolto, che sperimentiamo tante volte nella vita quotidiana, appare purtroppo evidente anche nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso “ci si parla addosso”. Questo è sintomo del fatto che, più che la verità e il bene, si cerca il consenso; più che all’ascolto, si è attenti all’audience»
Nasce fortemente l’esigenza, in noi per primi, di evitare di mettere il consenso al primo posto, il successo come scopo principale, gli applausi come primaria gratificazione, i “mi piace” sui social come linfa quotidiana.
L’unità, innanzitutto fra gli artisti di Musica Cristiana, è essa stessa comunicazione, anche all’interno dei Social Media. Quando l’affetto fra le persone viene dimostrato e si palesa, questo sarà sotto gli occhi di tutti e costituirà una bella testimonianza di unità. Chi fa il tuo stesso lavoro può meglio comprendere le difficoltà e le complessità che ci sono dietro un lavoro di produzione musicale e di come questo abbia sempre bisogno di vari apporti. Dall’idea per una nuova canzone, alla sua pubblicazione e promozione, si passa sempre per sentieri tortuosi e affollati e c’è sempre bisogno di disinteressato aiuto reciproco.
Ci vengono incontro le parole del Vangelo di Giovanni: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri»
Riconosceranno quindi che siamo artisti uniti per la musica cristiana, non solo dalle note che suoniamo o dai testi che proponiamo, oppure se saremo più o meno espliciti nel pronunziare il nome di Gesù o di Maria; ci riconosceranno da come ci ameremo, da come ci aiuteremo a vicenda, da come faremo il tifo l’uno per l’altro. In una sola parola, ci riconosceranno per la nostra unità. Il successo sarà risultare uniti. Se avremo aiutato qualcuno saremo già vincenti, sarà già un successo.
Questo modus operandi risulterà contagioso a causa della sua stessa natura. In un mondo in cui avanza chi schiaccia l’altro, in una società in cui il paradigma vincente è quello di chi riesce a farsi sempre e solo i fatti suoi (e dei suoi amici e “vicini”), abbiamo sempre davanti una scelta quotidiana: pensare a noi stessi o occuparci anche degli altri?
Solo con questa seconda scelta possiamo davvero cambiare le “regole del gioco”, possiamo essere quel cambiamento di mentalità di cui tutti abbiamo bisogno, noi artisti di musica cristiana, la gente che ci segue e ci ascolta, la società italiana. Lo so, è una scelta scomoda e che ci farà perdere del tempo e forse dei soldi. Ma qual è il motivo per cui siamo qui? Certamente non è di questo mondo transitorio.
Mi piace per concludere e come spesso mi accade, citare Franco Battiato, mio conterraneo: Cambiano i regni / le stagioni, i presidenti, le religioni / gli urlettini dei cantanti / e intanto passa ignaro / il vero senso della vita»
Abbiamo davvero l’opportunità di cambiare la vita delle persone che ci stanno intorno e che, ascoltandoci, camminano con noi.