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L’udienza del Santo Padre
Anche oggi, come al tempo di San Paolo, ci sono predicatori che, “soprattutto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione”, si presentano per ribadire con insistenza, da veri e propri “custodi della verità”, quale sia il modo migliore per essere cristiani e possono turbare le comunità cristiane. Di fronte a questa realtà all’udienza generale il Papa ricorda la via da seguire, che è quella di “annunciare il Vangelo di Dio che ama l’uomo in Gesù Crocifisso e Risorto”. Francesco traccia, infatti, un parallelo fra la situazione odierna e quella vissuta dai primi cristiani della Galazia, tanto da sottolineare che sembra un testo scritto per i nostri giorni. San Paolo che ha fondato queste comunità si accorge di “un grande pericolo”. Aveva una preoccupazione pastorale: “il pastore”, nota, “è come il papà o la mamma che subito si accorgono dei pericoli dei figli”. Nelle comunità della zona si erano, infatti, infiltrati alcuni cristiani provenienti dal giudaismo che con astuzia cominciano a seminare teorie contrarie all’insegnamento di san Paolo, giungendo perfino a sostenere che non fosse un vero apostolo e non avesse nessuna autorità per predicare il Vangelo. “Incominciano con la dottrina ‘no, questa sì’, e poi denigrano l’Apostolo. È la strada di sempre: togliere l’autorità all’Apostolo”, evidenzia. “Come si vede – ribadisce – è una pratica antica quella di presentarsi in alcune occasioni come gli unici possessori della verità e puntare a sminuire anche con la calunnia il lavoro svolto dagli altri”. E tante volte noi vediamo questo. Pensiamo in qualche comunità cristiana o in qualche diocesi: si incominciano le storie e poi finiscono per screditare il parroco, il vescovo. È proprio la strada del maligno, di questa gente che divide, che non sa costruire. E in questa Lettera ai Galati vediamo questa procedura.
(continua a leggere https://www.avvenire.it/papa/pagine/udienza-del-23-giugno-2021)