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L’opera dei missionari italiani nel cuore cattolico dell’Asia globalizzata
Si è tenuto a Tagaytay, sud di Manila, dal 15 al 18 gennaio scorso, l’incontro dei missionari italiani che lavorano nelle Filippine. Era dal 2018 che i missionari italiani, organizzati da Missio, organismo pastorale della Cei, non si incontravano, causa pandemia. L’incontro è stato riproposto quest’anno e ha visto una trentina di partecipanti, sul centinaio sparsi nelle isole che compongono l’arcipelago asiatico.
Tre giorni di dibattiti, preghiera, riflessioni sul tema Vangelo, cultura e missione oggi, iniziati con la relazione del vescovo Socrates Mesiona, vicario apostolico di Puerto Princesa, parte meridionale dell’isola di Palawan, che ha esordito con un esempio: «Ero a casa di amici, il figlio e un amico, ambedue di 7 anni, parlavano tra loro in inglese con accento americano. Ho chiesto ai genitori dove lo avessero imparato, visto che lo parlavano in modo fluente, e mi hanno risposto attraverso internet. Nessuno glielo aveva insegnato, lo avevano imparato da soli!». «Non è incredibile?», ha sottolineato monsignor Mesiona.
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