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L’omicidio di Suor Luisa Dell’Orto
“Ha dato tutto, fino in fondo, fino alla fine, anche la sua stessa vita e ciò è stato frutto di una scelta consapevole. Suor Luisa non era certo una sprovveduta, aveva piena consapevolezza della situazione di Haiti”. Parla al Sir con emozione, commozione e preoccupazione, Fiammetta Cappellini, referente dell’Avsi a Port-au-Prince, capitale di Haiti, usando parole simili a quelle pronunciate, dopo l’Angelus, da Papa Francesco (“Suor Luisa ha fatto della sua vita un dono per gli altri fino al martirio”). Conosceva bene suor Luisa Dell’Orto, la sessantacinquenne piccola sorella del Vangelo originaria di Lomagna, in provincia di Lecco, morta sabato in ospedale, a causa delle ferite riportate in un’aggressione armata avvenuta nella mattinata. Una delle tante che insanguinano il Paese.
L’angelo dei bambini di strada. E chi non la conosceva, del resto, a Port-au-Prince? Era la factotum di Kay Chal, “Casa Carlo”, che in un poverissimo sobborgo della capitale accoglie i bambini di strada. Era il loro angelo, fin da quando era giunta nel Paese caraibico, nel 2002. Dopo il terribile terremoto del 2010 la struttura era stata ricostruita e potenziata, grazie all’aiuto della Conferenza episcopale italiana. Suor Luisa aveva seguito in prima persona il restauro e, dopo la sua riapertura, di fatto la coordinava. Ma era ben inserita nella Chiesa haitiana, e insegnava Filosofia nel Seminario “Notre Dame” dell’arcidiocesi e al Cesades (Centro salesiano d’insegnamento superiore). “Qualche mese – racconta Fiammetta Cappellini – fa ci eravamo parlate, chiedendoci: vale ancora la pena di continuare a stare qui, in un Paese alla deriva e in preda alla violenza? Vale la pena di andare avanti? Leo mi aveva risposto che sì, aveva un senso. ‘Questo Paese ha bisogno di noi’, mi aveva detto. Mi spiegava che bisognava ‘restare a fianco della gente’, e che le persone più povere, la loro risposta, erano la conferma di tale impegno. Non ha mai vacillato, eppure vedeva la spirale di violenza in cui Haiti era sempre più avvolto.
Era fatta così, energica, a volte poteva sembrare sbrigativa o burbera. Ma, appunto, la sua era una scelta consapevole dei rischi. Per me, per noi, è un momento davvero terribile e ci manca già moltissimo. Non è facile andare avanti, è proprio un dramma”.
Continua la referente dell’Avsi: “L’ho conosciuta bene, è stata una delle persone che mi hanno accolto e introdotto, quando sono arrivata qui. Era molto conosciuta e apprezzata. ‘Casa Carlo’ sorge in un quartiere poverissimo, afflitto da numerosi problemi sociali”.
Incognite sulle cause dell’aggressione. Come hanno riportato gli organi d’informazione, la religiosa è stata vittima di un’aggressione armata (continua a leggere https://www.agensir.it/mondo/2022/06/27/omicidio-suor-luisa-dellorto-cappellini-avsi-port-au-prince-non-era-una-sprovveduta-ha-dato-tutto-fino-alla-fine-consapevolmente/)