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Lo speciale di Avvenire
Il 25 dicembre di ottocento anni fa, la natività di Betlemme è rievocata a Greccio. Chiede una greppia, ossia il “prasepium”, la mangiatoia in latino, un bue e un asino. Li fa collocare in chiesa, nei pressi dell’altare dove si celebra la santa Messa. È la nascita di una tradizione, è una rivoluzione che riavvicina l’esperienza di Dio all’uomo. Il numero 289 di “Luoghi dell’Infinito” in edicola da martedì 5 dicembre è dedicato alla nascita di Gesù nelle arti e nei presepi, un viaggio nei secoli tra forme e colori. Il due editoriali sono a firma di Laura Bosio, che offre una meditazione sulla pala dell’Annunciazione del Greco, e di Davide Rondoni sul gesto dei pastori, l’andare e vedere, in cui si condensa la vera anima della fede che è la curiosità. Lo speciale si apre quindi coi testi del teologo Bruno Forte
L’incontro di due protagonisti, il divino e l’umano, congiunti in una storia di amore che dona vita e pienezza a ogni vita: è questo il messaggio che il presepe racconta. Una narrazione di cui c’è bisogno oggi almeno come ce n’era quando nel 1223 Francesco d’Assisi, per la prima volta, rievocò a Greccio la scena della Natività. Oggi come allora l’uomo ha bisogno di Dio: oggi, forse ancor più che allora, c’è sete di un amore che vinca la “folla delle solitudini” e stemperi l’accanirsi dei conflitti. Il presepe oggi più che mai si offre come un annuncio di pa ce e di speranza, che può parlare al cuore di tutti.
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