Livorno festeggia il compleanno

In occasione del compleanno della città in Cattedrale mons. Giusti ha celebrato la Messa in ricordo di questo anniversario, alla presenza delle autorità cittadine e regionali e delle Forze dell’ordine, nonché di tanti figuranti de La Livornina e degli sbandieratori. Ecco le sue parole nell’omelia

In questo compleanno della città di Livorno vorrei riflettere su come le scelte sagge dei governanti abbiamo dato vita a momenti di sviluppo delle città, delle nazioni, mentre scelte sbagliate, quale ad esempio nel periodo fascista,  abbiano portato a distruzione immani. Il bene di un popolo dipende dalla lungimiranza dei suoi governanti; non si può governare una città, un territorio, un popolo, una nazione se non si conosce qual è il bene della nazione.

Prendiamo in considerazione il fenomeno a cui assistiamo oggi, della grande sofferenza adolescenziale; l’anoressia in quinta elementare, i suicidi in aumento, al punto tale che la regione Toscana ha dovuto aumentare i posti in neuropsichiatria infantile, a causa della crescita esponenziale del disagio giovanile. Si è creduto di fare bene facendo un lockdown strettissimo: i ragazzi non potevano uscire, non potevano incontrarsi, ma ciò, naturalmente non per cattiva volontà, ha provocato un effetto collaterale che sta producendo queste sofferenze grandi nei ragazzi. Probabilmente se ci fosse stato un piano pandemico forse queste conseguenze si sarebbero potute evitare.

Anche qui a Livorno le norme nazionali sono state applicate con saggezza e in città non ci sono verificati momenti di tensione, ma il lockdown di fronte ai ragazzi che non riuscivano a capire cosa accadeva e che non avevano un chiaro senso della vita e della morte, ha prodotto questi effetti. Per cui è necessario sapere ma qual è il bene di un popolo, capire dove andare, dove camminare, occorre la verità sul bene e allora ecco che il Vangelo di oggi ci aiuta in questo cammino. Gesù si definisce la luce, che vuole essere luce di un popolo, di una nazione, di ogni persona. Il cieco nato non vedeva e adesso ci vede e i Farisei invece che preoccuparsi di capire chi è colui che ridà la vista si preoccupano del fatto che non ha rispettato il sabato: un formalismo che non guarda la sostanza. Occorre anche nella gestione del bene comune guardare non tanto alle formalità quanto al fatto che è Gesù la guida degli uomini. Gesù si presenta proprio come colui che dà la vista e colui che ci dà la possibilità di andare oltre, di vivere oltre la morte.

Guarda le foto della giornata scattate da Antonluca Moschetti

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